La città “blindata” che non vuol crescere …

Come è vero che Montalcino è un territorio, unico e irripetibile, per il suo Brunello, il suo panorama e la sua storia, altrettanto vero è che, le innumerevoli potenzialità che possiede, non vengono sfruttate, come se, la possibilità di crescere e consolidare il ruolo della città a livello mondiale, non fosse una priorità. E, se il settore più importante del territorio, caratterizzato dalla produzione e commercializzazione del Brunello, procedendo su binari tutto sommato corretti, non sembra avere grossi problemi, su tutti gli altri fronti Montalcino risulta praticamente immobile. Si respira una certa passività nel cercare soluzioni e idee che consentano di migliorare la qualità della vita per coloro che vi abitano, vi lavorano e che qui investono, senza dare spazio a progetti in grado di creare posti di lavoro, salvaguardando il patrimonio della città spesso in decadenza. Tutto questo sarebbe possibile puntando su sinergie innovative che coinvolgano il terziario avanzato e il turismo di nuova generazione. Ma come? Montalcino è una città ricca di opere d’arte e monumenti, spesso chiusi, in rovina e semi abbandonati. Questo patrimonio potrebbe risorgere in un’ottica di riutilizzo degli spazi esistenti che si innalzano a luoghi incubatori di idee e professioni alternative e innovative. Un percorso che negli anni ’80, quando ancora il Brunello e Montalcino non erano così famosi a livello mondiale, era iniziato con la concessione, da parte dell’amministrazione comunale a dei privati, dei locali interni alla Fortezza trecentesca, per installarvi un’enoteca. Progetto che risulta essere stato vincente ma che, purtroppo, a distanza di oltre trent’anni, resta unico esempio della città. Perché, forti di una esperienza dal successo trentennale, non si prosegue in questa direzione concedendo a privati, che si impegnino a restaurare e mantenere aperti e fruibili locali ad oggi chiusi, di installare, in spazi pubblici inutilizzati, progetti, idee e
professioni innovative capaci di valorizzare il territorio e i beni culturali che ne fanno parte?

Un pensiero su “La città “blindata” che non vuol crescere …

  1. Salve,
    sono una “novizia” nel territorio Montalcinese, vivo a Torrenieri da poco tempo, ma la storia di questa magnifica cittadina la conosco molto bene, conosco i punti di forza e anche quelli di debolezza; in merito all’articolo da Voi pubblicato, ritengo che Montalcino, effettivamente sia una perla, ma che come tale non sia trattato, non solo, penso che questa magnifica realtà possa sfruttare in maniera sicuramente più efficace le proprie risorse cercando di attirare, con eventi e altro, un turismo non solo straniero, ma anche italiano, e poi senese. Siena, la mia città natia, è direttamente collegata con il vino del Chianti, ma perchè non organizzare eventi, incontri, rassegne stampa, che portino vanto a Montalcino e a Siena; a mio modesto parere ritengo che questo potrebbe essere un modo anche per migliorare la qualità della vita, creando nuovi posti di lavoro e lasciando per qualche istante “la crisi” nel cassetto. Solo credendo fortemente nelle potenzialità del proprio territorio si raggiunge un plus.
    Deve vigere la logica della DIFFERENZIAZIONE rispetto agli altri produttori di vino, ma, allo stesso tempo, ci deve essere una compenetrazione tra produttori, al fine di raggiungere un obiettivo nobile.
    Chiara Lenzini

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