Il vino e l’arte che si intrecciano, il bello e il buono che si incontrano, nel segno di un movimento culturale che ha cambiato il concetto di quello che non è più soltanto un luogo di lavoro, ma anche uno spazio dedicato ad intercettare una clientela sempre più esigente, a mettere il winelover in connessione con il terroir, con il contesto, con la bellezza del paesaggio, con il talento umano.
Le cantine d’autore si stanno diffondendo in tutti i territori del vino più vocati, inclusa Montalcino, terra del Brunello. A cominciare dall’iconica Case Basse, azienda fondata da uno dei più autorevoli produttori italiani, Gianfranco Soldera, che nel 2001 commissionò il progetto all’architetto di Montalcino Stefano Lambardi. E poi la Cantina di Montalcino, unica cantina cooperativa del territorio, adesso parte del gruppo Prosit, il cui disegno architettonico, inaugurato nel 2011, le è valso l’ingresso nel circuito “Toscana Wine Architecture”. A Poggio Antico, su una delle colline più alte di Montalcino,la proprietà belga, Atlas Invest, ha annunciato nel marzo 2024 il progetto di costruzione della nuova cantina, affidato al n. 1 degli architetti italiani, Marco Casamonti, già firma della celebratissima Antinori nel Chianti Classico, eletta cantina più bella del mondo “World’s Best Vineyards” nel 2022. A Castello RomitorioSandro Chia, artista di fama internazionale e tra i principali esponenti della Transavanguardia, ha coniugato vino e arte in una sorta di atelier/cantina, dove tele e sculture si susseguono tra le botti per l’invecchiamento del vino.
Su questa scia, su questo movimento culturale, si muovono tante altre aziende di Montalcino. Come Il Marroneto, cantina che il proprietario, Alessandro Mori, con il suo Brunello blasonato, ha reso in pochi anni un riferimento assoluto del territorio.
“Negli ultimi trent’anni c’è stato un cambio di visione della cantina, che rimane un luogo funzionale, tecnico, di trasformazione del prodotto, ma diventa anche una zona che si apre all’esterno”, commenta Stefano Lambardi, che cura il progetto.
A ridosso delle mura di Montalcino, sul versante nord-ovest di Montosoli, tra i sentieri impervi che attraversarono gli esuli della Repubblica di Siena nel 1555. Qui sorgerà la nuova cantina de Il Marroneto. I lavori sono partitinel novembre 2024, l’idea è di arrivare alla conclusione in tempo per la vendemmia 2026. Il progetto prevede l’ampliamento della cantina esistente e la riprogettazione della parte dedicata all’accoglienza, con una struttura che si integra nel paesaggio attraverso una doppia vetrata. La parte conclusiva si allinea alla Madonna delle Grazie, la chiesa che dà il nome al cru de Il Marroneto.
C’è un aspetto professionale e c’è un aspetto emotivo. Com’è essere coinvolto in un progetto che riguarda il territorio in cui il professionista è nato? “Complesso – risponde Lambardi – perché si confondono sempre le linee. Sei un professionista ma anche il figlio di, l’amico di. Però è una grande fortuna”.
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