Una delle più antiche tradizioni di Montalcino, che riporta a galla dolci ricordi, di una vita più semplice, senza messaggi o social, dove il senso di comunità era ancora più forte, raccontata da un abitante del territorio del Brunello, che ha vissuto quell’epoca lontana eppure, al tempo stesso, vicina nella mente di tanti: l’ingegner Franco Padelletti, nato e cresciuto a Montalcino fino all’età di 12 anni, e tornato a vivere in paese da qualche anno, dopo aver trascorso tanto tempo tra Siena, Livorno, Pisa e soprattutto Roma, per motivi di studio e di lavoro, ha voluto rilasciare alla MontalcinoNews una testimonianza sulla “Vendita del Sant’Antonio”, una tradizione che ci riporta indietro alla Montalcino di 60 anni fa.
“Chi ha vissuto l’infanzia a Montalcino fino agli anni 60’ - scrive Padelletti - ricorda bene una tradizione oggi dimenticata, ma che per decenni ha rappresentato un’importante occasione per molte famiglie: la “Vendita del Sant’Antonio”. Si trattava di un’usanza che permetteva di acquistare carne bovina a un prezzo estremamente basso, ma con una particolarità: la carne proveniva da animali morti di morte naturale o prematura, quasi mai destinate alla macellazione”.
“La notizia dell’arrivo della “Vendita del Sant’Antonio” non veniva pubblicizzata - prosegue Padelletti -, ma si diffondeva rapidamente tramite passaparola. Bastava una semplice frase per mettere in moto il tam tam cittadino: “C’è il Sant’Antonio in Piazza!” e in poco tempo molte persone accorrevano per assicurarsi una prenotazione e il relativo “numerino”. L’acquisto avveniva presso una bancarella appositamente allestita sotto il “Cappellone” del Palazzo Comunale. Lì i macellai di Montalcino preparavano pacchetti di circa due chili di carne mista, senza possibilità di scelta del taglio. Il prezzo era fisso e molto basso, un dettaglio che rendeva questa opportunità particolarmente vantaggiosa per le famiglie meno abbienti. In un’epoca in cui l’acquisto della carne non era scontato come oggi, la “Vendita di Sant’Antonio” rappresentava una risorsa preziosa per tutti”.
“Non si conosce con precisione la data in cui questa pratica è cessata - spiega Padelletti -, ma chi la ricorda colloca la sua scomparsa intorno all’inizio degli anni 60’. Probabilmente, il cambiamento delle normative igienico-sanitarie e l’evoluzione del mercato alimentare hanno contribuito alla fine di questa tradizione. Oggi, la “Vendita del Sant’Antonio” vive solo nei ricordi di chi ha avuto modo di assistervi da bambino o di ascoltare i racconti delle generazioni precedenti. La sua storia rappresenta uno spaccato autentico della vita di Montalcino, un esempio di come le comunità si organizzavano per affrontare le difficoltà economiche con ingegno e solidarietà”.