La Toscana potrebbe diventare la prima Regione italiana ad approvare una legge sul “fine vita”. Verrà discussa oggi a Firenze, in Consiglio regionale, una proposta di legge, di iniziativa popolare, presentata dall’associazione Luca Coscioni in diverse regioni italiane, che la maggioranza del Partito Democratico sembra intenzionata ad avallare, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto. Per l’approvazione si sono spesi, in questi giorni, in prima persona, sia il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. Il suicidio assistito entrerebbe a far parte del sistema sanitario regionale.
A commentare la vicenda, in un’intervista al quotidiano “Avvenire”, il Cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, nonché Arcivescovo della Diocesi di Siena - Colle di Val d’Elsa – Montalcino. Ho un atteggiamento di grande rispetto e di profondo ascolto. Di fronte al tema della sofferenza, del dolore e della malattia invalidante non possiamo applicare slogan preconfezionati. Non è accettabile utilizzare l’ideologia come scusa per giustificare atteggiamenti a favore della “morte” e contro “la vita”. Non scherziamo. Questo è un metodo molto pericoloso che rischia di avallare scelte che, in prospettiva futura, potrebbero portare a decretare la fine di una vita a tavolino in base a codici di legge, cavilli legali, campagne social e stampa e via dicendo: e questo non posso condividerlo. La vita è sacra e inviolabile in ogni sua forma, dal suo concepimento alla morte naturale. Capovolgendo la questione: si rischia di non avere più la libertà di vivere. Se questo diritto verrà sancito da una legge allora avremo perso il nostro primo diritto come donne e uomini. Purtroppo siamo vittime, negli ultimi decenni, della potenza dei social e delle campagne ad essi legate dove esiste un’umanità patinata e perfetta e dove il dolore e i problemi vengono banditi. Si vive in un mondo virtuale dove altri prendono le decisioni per noi. Ma il cristiano a questa logica non può arrendersi e anzi, al contrario, deve sporcarsi le mani immergendosi nella vita che, ripeto, non è priva di dolore. Chi dice il contrario ci inganna”.
Sul piano giuridico la questione è complessa: a livello nazionale manca una legge sul suicidio assistito, auspicata ormai da qualche anno dalla Corte Costituzionale, per cui la Regione Toscana ritiene di poter legiferare sulla materia, ma non sono chiari i margini di manovra che hanno le regioni in questo ambito.