Un luogo accogliente, una dimora per tutti i quartieranti, cuore pulsante di quella comunità di cui è espressione un Quartiere: è questo ciò che rappresenta L’Angolo del Giglio, il nuovo locale del Travaglio, in via Donnoli, inaugurato proprio pochi giorni prima della vittoria nel Torneo di Apertura delle Cacce. Nel Numero Unico, pubblicato dal Quartiere per celebrare il trionfo firmato da Marion James Batazzi e Paolo Volpi, è presente un testo scritto da Stefano Lambardi, uno degli architetti che hanno curato la ristruttarazione dell’immobile (architetto ed anche ricercatore universitario a Firenze), che racconta l’impegno profuso da tutti i quartieranti per rimettere in sesto L’Angolo del Giglio, uno spazio sicuro per tutti i travaglini, radicato in tradizioni antichissime per Montalcino e per l’intero territorio senese.
Di seguito il testo completo scritto da Stefano Lambardi:
Molte volte sorvoliamo sul significato di Quartiere, e diamo per scontato il valore complesso di questo termine che identifica solitamente una porzione di territorio, in genere di un centro abitato. Eppure la divisione in sotto zone nasce contemporaneamente all’origine della città medioevale e quindi moderna, intorno alla fine del primo millennio, dentro una struttura che vedeva la parte laica, mercato e istituzione coesistere con la parte religiosa, la chiesa.
In questo contesto la struttura politica di governo si avvaleva di questa forma urbanistica in quanto decisamente utile al controllo sia dei beni primari, come l’acqua, sia della sicurezza delle persone che vi risiedevano.
Da qui la divisione in terzi delle città senesi e quindi anche di Montalcino. In questa logica nasceva il Rione, nella sua forma attuale, che assumeva nei secoli varie strutture sociali e forme fisiche, in quanto definito dai confini precisi che connotavano la dimensione e la collocazione.
Successivamente, nei Giochi e nelle Giostre, legati alle Feste delle città, feste che sono nei nostri territori presenti e attuali anche oggi in maniera viva e fervente, i Rioni hanno assunto nel tempo una dimensione autonoma sia da un punto di vista giuridico che politico, diventando protagonisti della struttura della festa stessa.
I Rioni, le Contrade, i Terzieri, i Quartieri, i Sestieri, si elevano quindi a vere e proprie entità politiche, di governo, con confini, bandiere e araldica, con statuti che ne definiscono le linee guida di formazione alle quali il popolo deve attenersi.
In sostanza la suddivisione in parti della città medioevale, nel momento in cui si partecipa alla Festa, assume un ruolo da protagonista e diventa la struttura di riferimento della Festa stessa. Ed ecco la meravigliosa descrizione che ogni città propone di sé durante i “giochi” dedicati alla Festa in un tripudio di forme, colori e sentimenti di appartenenza.
Possiamo affermare che il seme delle nostre feste identitarie trova nella cultura italiana il terreno fertile sul quale far crescere e germogliare la complessità della nostra unicità popolare e quindi sviluppare quel sistema di appartenenza - che può sembrare bizzarro - che ci rende unici, e allo stesso tempo uguali, in questo amore viscerale per il proprio rione.
In nessun altro luogo si respira il senso di appartenenza come dentro il Rione che diventa forma fisica complessa, composta da ogni persona che ne è parte. Il Rione siamo tutti noi, definiti nella nostra struttura da un Confine e identificati nella sostanza da una Bandiera. E poco importa l’anno di nascita o di invenzione di una specifica “giostra” o “gioco” che ci porta all’incontro-scontro con le altre entità della nostra città; ogni gioco è stato inventato un giorno di un certo anno, quello che conta è sapere che tutto si appoggia su qualcosa di reale, di vero, che è assolutamente essenziale nella storia e nella vita della città dove viviamo.
Per esemplificare quanto detto riportiamo un passaggio dal libro Il Palio di Siena. Una festa italiana di Duccio Balestracci: “E’ per iniziativa di una Contrada, del resto, che nasce il Palio d’agosto: nel 1701, infatti, l’Oca, che ha vinto a luglio, si offre di sostenere le spese per la ‘ricorsa’ a ridosso del Palio alla lunga che si disputa per l’Assunta e convoca le consorelle per il 16”.
La forma di una società si manifesta attraverso le relazioni tra i componenti, e questa forma si rivela in luoghi dove si possa esternare la socialità di cui siamo dotati. Quindi il Quartiere si riconosce attraverso la presenza fisica delle persone in luoghi determinati. Questo è il motivo per il quale negli anni ci siamo realizzati nelle nostre “stanze”.
Abbiamo progettato e realizzato la nostra società, spazio che ci permette di svolgere tutte le attività che si sviluppano all’interno del Rione. E così di seguito le stanze che ospitano il Museo delle Vittorie, la sala del consiglio e ancora altri spazi di servizio e uso. Sopra questo piano orizzonte, che abbiamo descritto, si appoggia la stanza dell’Angolo del Giglio, l’ultimo di tanti progetti che il nostro meraviglioso Quartiere ha realizzato in questi anni, acquistando e ristrutturando un altro pezzetto di via Donnoli, la navata centrale di questa meravigliosa chiesa che è il nostro Rione.
Successivamente all’acquisto dell’immobile, avvenuto in piena pandemia nel 2020, il Quartiere si è interrogato sul destino e la valenza da dare a questo spazio; l’idea che ha guidato il progetto e i lavori di ristrutturazione è stata quella di dotare la nostra via di un luogo da vivere quotidianamente, un elemento di cucitura, di raccordo nel corpo del Rione che permetta di riconoscersi parte integrante del Quartiere anche al di fuori dei momenti istituzionali o di Festa, attraverso una presenza abituale nel paesaggio della memoria, della storia e del futuro del quartiere stesso. L’intento è anche quello di contrastare il tipicamente contemporaneo sfilacciamento del tessuto sociale che avvilisce, impoverisce e banalizza le relazioni, restituendo ai quartieranti uno spazio fisico nel quale coltivarle ed accrescerle.
L’Angolo del Giglio nasce quindi dalla voglia di esserci sempre, di stare insieme, di essere accolti dentro il grembo del Quartiere, al sicuro, al riparo. E’ un ambiente misurato per noi, destinato quindi ad avere un uso più agile rispetto alle stanze della società che ospitano eventi più complessi e impegnativi.
L’Angolo del Giglio è sempre aperto, è sempre pronto ad accogliere chi passa per via Donnoli e si vuole fermare dentro il Quartiere, per parlare, per stare insieme, per rafforzare quei rapporti che sono la colonna portante della nostra comunità.
E’ per questo che il progetto ha visto la ristrutturazione delle due stanze che compongono l’Angolo del Giglio si declina sostanzialmente nella realizzazione di un pavimento che simula la nostra bandiera, simbolo delle nostre battaglie e della nostra identità, luogo metaforico delle nostre vittorie e delle nostre sconfitte. Il fondo oro con la fascia rossa e tre stelle sono la nostra anima più profonda, il tessuto sul quale sorridiamo e versiamo le lacrime più amare.
Quel pavimento con quei colori letteralmente ci sostengono e ci accompagnano fino all’ingresso per poi distendersi in entrambe le stanze che compongono l’Angolo del Giglio. Durante i lavori è stato anche tolto il tamponamento che chiudeva quasi interamente il grande arco di raccordo tra i due ambienti: entrando dunque si ha uno sguardo di insieme fino al fondale nel quale è stato sistemato l’elemento di arredo principale.
Completano i lavori la realizzazione di uno spazio di un magazzino ed un bagno di servizio.
Da ultimo, ma non per importanza, è da mettere in evidenza come la ristrutturazione sia stata un’impresa collettiva, nella quale tanti hanno collaborato e si sono impegnati mettendoci tempo, volontà, ingegno e amore.
Ogni singolo quartierante dovrebbe sentirsi orgoglioso e partecipe di questa opera come risultato comune al quale ognuno ha contribuito secondo le proprie possibilità, dal veterano che ha condiviso esperienza e professionalità al più piccolo dei travaglini che ha offerto un momento di ristoro con un semplice bicchiere di vino!