Fosse stata una competizione qualsiasi, ad Alice Volpi dovremmo solo fare i complimenti. Per la grinta che ci ha messo nei momenti di sofferenza, per il cuore andato oltre al dolore, per quella rimonta incredibile da 4-10 a 10-10, che lasciava presagire un’impresa sportiva. E invece nelle logiche delle Olimpiadi, dove i primi tre posti vogliono dire tripudio, onore e riflettori puntati, il quarto posto è forse il più difficile da digerire. Una sensazione già vissuta alle precedenti Olimpiadi, in Giappone, e adesso bissate a Parigi, poco fa, nella gara di fioretto individuale.
Volpi è arrivata fino alla semifinale battendo 15-11 la polacca Łyczbińska, 15-9 la rumena Calugareanu (cadendo a terra per un problema alla caviglia, poi risolto) e 15-12 la tedesca Sauer. In semifinale, di fronte alla n. 1 del ranking, la statunitense Kiefer, già superata in semifinale ai Mondiali di Milano 2023, Alice si arrende 15-10 e si prepara quindi alla finale per il bronzo. Sulla carta è lei la favorita, perché di fronte c’è la n. 14 del ranking, la canadese Eleanor Harvey, che comunque ha sorprendentemente battuto l’italiana Martina Favaretto rimontando da 4-10 a 15-14.
Volpi, stremata dalla tensione, si ritrova sotto 6-1 e poi 10-4. Lì scatta la grinta della schermitrice di Ponte d’Arbia, con Montalcino nel cuore. Alice firma un parziale di 6-0, impatta sul 10 pari e a quel punto il pubblico sia tribuna (tra cui babbo Paolo, dipendente del Comune di Montalcino) che alla tv crede nel sorpasso. Ma Harvey si riporta in avanti, Volpi accusa un crampo al polpaccio e incassa un 15-12.
Un ko duro, che però va archiviato in fretta: il 1 agosto c’è il fioretto a squadre, che offrì all’Italia una scialuppa di salvataggio a Tokyo (bronzo) e lo potrebbe fare anche adesso. Ma anche se non arrivasse una medaglia, ad Alice andrebbe comunque un abbraccio virtuale. Per i tanti successi che ha saputo e che saprà raggiungere, per il suo sorriso e la sua passione, per come ci ha fatto incollare agli schermi, anche oggi, nonostante l’esito finale.