“Come la bicicletta non è soltanto un fine ma un mezzo per fare comunità e per aggregarsi, allo stesso tempo il vino non è solo un fine ma anche un mezzo per riuscire a raccontare e percepire un territorio”. Così il montalcinese Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano, a margine del talk sull’enoturismo in bicicletta andato in scena poco fa alla Stazione Leopolda durante “Becycle” - l’evento di Pitti Immagine che fa da anteprima alla partenza, da Firenze, del Tour de France - al quale ha preso parte anche il produttore di Brunello Paolo Bianchini.
“Enoturismo-ciclismo, oggi come non mai, è un connubio super interessante - sottolinea Gorelli a Montalcinonews - la bici ha la velocità giusta per godersi il viaggio, offre una possibilità di aggregazione andando a visitare cantine e territori. E il vino performa particolarmente bene quando viene bevuto nel territorio da cui ha origine. La ragione principale sta nella differenza tra la sensazione, in cui attiviamo i nostri sensi nei confronti di un calice, e la percezione, che non è solo di ciò che è dentro il calice ma anche di ciò che lo circonda, compresi il paesaggio, le storie, il clima sia umano che meteorologico. Sono tutti aspetti che in maniera conscia o inconscia condizionano la nostra percezione. E il più delle volte questa percezione è profondamente aumentata nella qualità e nella capacità di toccarci, rispetto a quando un vino lo assaggiamo in una stanza neutra”. “C’è anche da dire - prosegue il Master of Wine - che chi fa enoturismo in bicicletta è una persona che tiene alla propria salute e al proprio stile di vita, e che quindi inserisce il consumo del vino dentro un quadro già positivo. Non è un consumo che va nella direzione dell’abuso o contro la cultura del proprio corpo. Questo è un altro messaggio molto importante da far passare”.