Sta destando clamore quanto successo a Gobelsburg, in Austria, nell’azienda del produttore di vino Andreas Pernerstorfer. Durante i lavori di ristrutturazione della cantina sono emerse ossa di mammut dell’età della pietra. Una scoperta, firmata dagli archeologi dell’Öaw (Istituto archeologico austriaco dell’Accademia Austriaca delle Scienze), descritta come “unica per la ricerca”, che ha stimolato più di una curiosità, come, ad esempio, su come gli uomini dell’età della pietra fossero in grado di cacciare animali di grossa taglia quali sono i mammut. Un archeologo ha spiegato che sono state trovate ossa di tre diversi mammut e il luogo in cui sono apparse potrebbe essere quello in cui sono morti gli animali, vittime, probabilmente, di una trappola organizzata dall’uomo. Il reperto è attualmente al vaglio dei ricercatori e sarà successivamente consegnato al Museo di Storia Naturale di Vienna, dove le ossa verranno restaurate.
Non si tratta, comunque, della prima grande scoperta che lega il vino alla scienza ed all’archeologia: era il 2007 quando la più grande e antica balena fossile mai rinvenuta in Italia e nel bacino del Mediterraneo dormiva tra le vigne di Montalcino: lo scheletro completo di un cetaceo di oltre 5 milioni di anni fu trovato tra i filari del famoso Brunello, un tempo antichi fondali marini, della Castello Banfi, griffe di uno dei territori del vino più blasonati del mondo. “Il restauro conservativo del bene, finanziato da Banfi tramite l’Art Bonus, è completato - spiega a Montalcinonews.com Elizabeth Koenig, vicepresidente di Banfi Srl e referente del progetto Balena Brunella per Banfi e Fondazione Banfi - siamo da tempo in attesa dell’approvazione di un progetto di musealizzazione. Il reperto è dello Stato, sotto la tutela della Soprintendenza che è convinta che deve rimanere nel luogo di ritrovamento. C’è l’interesse sia del pubblico che del privato, ovvero Banfi. L’idea è di ospitare il fossile nei locali del Museo del Vetro, al Castello di Poggio alle Mura, ma non è immediato esporre un reperto che da solo, senza spazio per la visibilità, occupa più di dieci metri”.
In attesa della musealizzazione, la balena Brunella, dalla fine degli scavi (2007), è ospitata in un magazzino termo-condizionato in cui “misuro personalmente la temperatura - prosegue Koenig - apriamo occasionalmente soprattutto per le scolaresche, da Montalcino e dai comuni amiatini, che fanno richiesta di visitare il fossile”.