Determinato e sempre aperto al nuovo, è stato il primo enologo-manager italiano, e il primo a valorizzare la comunicazione del vino dalla posizione di tecnico, inventando anche il sistema della consulenza enologica, uno dei “padri” dell’enologia italiana moderna e una delle figure più decisive nella storia del vino in Italia e nel suo successo nei mercati del mondo degli ultimi cinquant’anni. “In memoria diEzio Rivella” è la degustazione con la quale, ieri, Vinitaly ha ricordato, nell’edizione n. 56 che si chiude oggi a Veronafiere a Verona, il Cavaliere del Lavoro Ezio Rivella, scomparso nel gennaio 2024, con un tributo alle idee e nel calice ad una personalità dopo la quale nulla è stato più come prima, attraverso i vini prodotti nell’azienda di famiglia Belsit nell’astigiano, e, naturalmente, la sua epopea, i Brunello (ma non solo) di Castello Banfi, uno degli investimenti più grandi di tutti i tempi della storia del vino mondiale con la famiglia italo-americana Mariani, che, a partire dagli anni Settanta del Novecento, ha portato alla creazione dal niente di una delle aziende leader di Montalcino e del vino italiano, che ha portato le nostre etichette nei mercati di tutto il mondo e posto le basi per la loro fortuna.
Un percorso, quello dell’enologo Ezio Rivella, raccontato da “DoctorWine” Daniele Cernilli, che ha guidato la degustazione, alla quale ha preso parte anche WineNews, sottolineando “la curiosità che lo vide coinvolto anche in progetto del tutto innovativo come quello del “nano ghiacciato” della Sanpellegrino”, nel pieno degli anni Ottanta del secolo scorso”. A ricordare l’enologo piemontese, Gianpiero Scavino, che nel 2019 ha rilevato l’azienda Belsit, il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, il direttore generale di Banfi Enrico Viglierchio e il presidente di Banfi Rodolfo Maralli.
Tra i vini in degustazione il Brunello di Montalcino 1985, “evoluto, ma non ancora spento nei suoi aromi terrosi, balsamici dai lampi di agrumi canditi, che introducono ad una progressione gustativa che gioca la classica partita del Sangiovese di Montalcino sul contrasto dolce-acido”, spiega WineNews. “Frutti scuri, china e tabacco segnano i profumi del Brunello di Montalcino Poggio all’Oro Riserva 1990, un vino concentrato e potente, dallo sviluppo compatto, che chiude su lampi acidi e rimandi fruttati. Infine il Summus 1997, il primo vino a Igt prodotto a Montalcino ed ottenuto da un blend a base di Sangiovese e Syrah. I profumi rimandano alla polvere di caffè e alla torrefazione con un successivo apporto fruttato intenso e rigoglioso. In bocca, il vino è morbido e avvolgente con qualche lieve cenno evoluto sul finale”.