Un incontro urgente con la Regione per risolvere il problema della mancanza di fondi per i servizi, dal trasporto pubblico all’ambiente, dal turismo al ruolo della polizia provinciale. È l’appello, rivolto ad Eugenio Giani, dei presidenti delle nove Province toscane, riuniti nel Consiglio Direttivo di Upi Toscana, a dieci anni dalla legge Delrio, che avrebbe dovuta essere transitoria, in attesa della soppressione delle Province tramite il referendum promosso da Matteo Renzi, ma che di fatto le ha spostate in un limbo: non più ad elezione diretta, come avviene nei Comuni, con minori risorse ma incombenze importanti, dalle strade all’edilizia scolastica.
“Tra le principali questioni di interesse per i cittadini che hanno subito le conseguenze della legge Delrio - dicono i presidenti delle province toscane - crediamo che il trasporto pubblico locale, e in particolare le nuove tariffe e le aree marginali con i lotti deboli, il turismo, la polizia provinciale e l’ambiente debbano avere la prioritaria attenzione da parte degli enti territoriali. In particolare, il previsto taglio di risorse per le polizie provinciali, pari al 75% delle risorse dello scorso anno, rischia di bloccare le attività di vigilanza venatoria e contenimento degli ungulati, con gravi conseguenze per agricoltori e mondo venatorio. Così come - ricordano i presidenti - senza un potenziamento degli uffici ambiente provinciali, svuotati con il riordino regionale del 2016, non saranno presidiati adeguatamente settori come i rifiuti e la bonifica dei siti inquinati”.
“A tutto questo si aggiunge - sostengono il presidente di Upi Toscana Gianni Lorenzetti e il direttore Ruben Cheli - la carenza di risorse per le manutenzioni ordinarie, inclusi gli edifici scolastici e i ponti. Con la recente legge di bilancio, si teme un ulteriore taglio di 5 milioni di euro per la Toscana nel 2024”. “I dipendenti delle Province toscane sono 1.500, un numero fermo ormai da anni, a fronte degli oltre 3.300 prima della riforma Delrio - sottolinea il direttore Cheli -. Bisogna considerare che le province toscane versano già oggi a Roma 243 milioni di euro e hanno affrontato un riordino più duro delle altre, tanto che la Commissione tecnica per i fabbisogni standard del Ministero dell’Economia ha certificato che abbiamo cinque enti tra i primi tredici nella classifica dello squilibrio”.
“Dieci anni dopo la riforma - aggiunge il presidente Lorenzetti - le nuove Province appaiono ancora molto fragili. A questo proposito un recente rapporto del Consiglio d’Europa denuncia chiaramente le responsabilità di chi in questo lungo periodo non è riuscito a risolvere un problema che prima di tutto penalizza i cittadini, a cui vengono negati servizi degni di questo nome. Queste nuove tipologie di province non erano compatibili con la Costituzione italiana, come si legge nel rapporto di monitoraggio sull’applicazione della Carta europea dell’autonomia locale in Italia redatto dal Consiglio d’Europa”.
“Il documento del Consiglio d’Europa - conclude il presidente di Upi Toscana - raccomanda di intervenire velocemente per garantire alle Province risorse adeguate e proporzionate e reintrodurre l’elezione diretta degli organi, visto che strade e scuole sono essenziali per lo sviluppo economico e sociale del paese. Speriamo che subito dopo le elezioni di giugno si faccia tesoro delle raccomandazioni provenienti dall’Europa e si riprenda il lavoro che tutti i gruppi parlamentari avevano avviato solo pochi mesi fa, per ridare al Paese un assetto amministrativo più vicino ai cittadini”.