Da una parte il Brunello di Montalcino 2009 di Pian delle Querci, Col d’Orcia 2009, Castello Romitorio, Fattoi, Baricci e Poggio di Sotto, dall’altra il Brunello di Montalcino 2019 di Ventolaio, La Fortuna, Le Chiuse, Camigliano, Castelgiocondo, e Banfi (Poggio alle Mura). Sono le dodici etichette che il 14 aprile, nello stand del Consorzio del Brunello, al Vinitaly, sono state protagoniste della “Brunello ten years challenge”, la masterclass (foto: Consorzio del Brunello) che dal 2023, ogni anno, mette a confronto l’annata appena rilasciata sul mercato e quella che è in commercio da dieci anni. “Una comparativa che ritengo molto utile, soprattutto per la stampa di settore, per fare il punto della situazione su quella che era la valutazione iniziale delle annate. Dopo dieci anni, c’è un’altra partita da giocare”, sottolinea il Master of Wine Gabriele Gorelli, che ha curato la sessione partendo dai dati climatici delle annate 2009 e 2019. Se la pluviometria è più o meno la stessa, a cambiare, e ad incidere, sono le temperature di picco, “che ci interessano molto perché il comportamento del Sangiovese è fortemente influenzato dalle giornate oltre 34° e soprattutto oltre 36°, in cui la pianta si ferma, non fa la fotosintesi, e produce altre sostanze che si riflettono molto nel vino, per esempio rendendo i tannini più immaturi, duri e secchi”, spiega Gorelli.
L’annata 2009, a Montalcino, è stata mediamente calda (24,9° di media da aprile a settembre) ma con un solo giorno sopra i 34° e nessuno sopra i 36°. La situazione cambia radicalmente nella 2019, che seppur con una media più bassa (19,9°) ha registrato ben 25 giorni sopra i 34° e 7 giorni sopra 36°. I messaggi, prosegue Gorelli, sono due. “Intanto, il Sangiovese rende molto bene se ci si trova davanti a una situazione in cui c’è scarsità d’acqua ma non c’è una temperatura estrema e prolungata. Ma l’altro aspetto importante è come i produttori abbiano risposto a queste annate. Se prima un’annata calda equivaleva a una valutazione di cinque stelle di default, ma anche a un convogliare questo calore in vigna anche nel bicchiere, oggi è cambiato l’approccio e ciò rende possibile avere vini molto vibranti, freschi, vitali anche da annate calde. Questo mio pensiero sarà suggellato dalla prossima masterclass che faremo al Vinitaly 2025, che si annuncia epica, in quanto confronteremo la 2010 e la 2020”.
A Vinitaly, sempre nello stand consortile, il 15 aprile, c’è stato spazio al Rosso di Montalcino, col sommelier e giornalista Andrea Gori, nella masterclass “Red Montalcino: l’anima contemporanea del Sangiovese”. Hanno partecipato il Rosso di Montalcino 2022 di Carpineto, Poggio Antico, Poggio Landi, Col d’Orcia, Camigliano, Cortonesi e Patrizia Cencioni e il Rosso di Montalcino 2021 di Fanti, Loacker Wine Estates e Banfi (Poggio alle Mura). Attenzione importante di buyer e media anche alla degustazione “Le 4 “B” del grande vino italiano: Barbaresco, Barolo, Brunello, Bolgheri e i Supertuscans” del 16 aprile, con il wine writer Ian d’Agata e le etichette di Canalicchio di Sopra, Caprile, Il Poggione e Casisano. Il 14 aprile il Brunello Tenuta Nuova 2019 di Casanova di Neri ha preso parte invece alla degustazione “Le Eccellenze Italiane” firmata da Coldiretti e guidata dal presidente Assoenologi Riccardo Cotarella.