Circa 2.000 volumi di interesse per lo più sociopolitico, storico, economico ed agrario, più una piccola percentuale di narrativa. È una parte del patrimonio librario privato, collegato alla sua attività formativa e lavorativa, che Fabio Pellegrini ha voluto cedere al Comune di Montalcino. “Questa documentazione può effettivamente costituire un vantaggio ed essere utile per la biblioteca, in particolare in merito alla costituentesi cittadella agraria con polo in San Giovanni d’Asso per studiosi e utenti interessati a tale materia”, si legge nella determina che accoglie la donazione, e che ricostruisce il curriculum di Pellegrini, professore universitario, ricercatore e politico di Montalcino da sempre impegnato sul territorio e per il territorio, fra gli ideatori della Sagra del Tordo (1958) e negli anni Sessanta impegnato anche nelle scelte legate al Brunello con la nascita del disciplinare e la costituzione del Consorzio. Due volte consigliere comunale di Montalcino, nel 1964 come indipendente nella lista del Partito Socialista Italiano, e poi nel 1970 nella lista del Pci, Pellegrini ha proseguito la sua vita fra Firenze, Milano, Roma e Bruxelles. Negli anni Settanta fu rappresentante tecnico nella prima conferenza zonale dell’agricoltura regionale in Toscana. Membro del Parlamento Europeo dal 1980 al 1986, come Segretario Italiano del Gruppo Comunista ed Apparentati, fu promotore della visita alle istituzioni europee da parte di gruppi italiani, con particolare attenzione a Montalcino e alla sua Provincia, al fine di acquisire una visione allargata anche dei problemi locali.
Pellegrini ha anche scritto un libro, “Governo locale. Creatività con lo sguardo al futuro. L’esempio di Montalcino”, edito da Effigi e presentato nel 2019. “Nasce da un’esperienza originale, negli anni Sessanta - spiegò a MontalcinoNews - ero entrato in consiglio comunale da indipendente, nella lista socialista. Montalcino era una delle aree più povere del mondo. In pochi anni passò da 10.000 a 5.000 abitanti, non c’era nessuna prospettiva di lavoro, i contadini erano scappati, attratti dall’industrializzazione. Rimase una miseria profonda nelle campagne. Di fronte a questo spopolamento c’era chi andava a cercare gli industriali per farli venire qui. La novità è stata quella di andare controcorrente, di proporre l’olio d’oliva ma soprattutto il Brunello: l’agricoltura come prospettiva. Ci davano per matti, nessuno ci credeva”.