Grande cordoglio nell’Italia del vino per la scomparsa di Ezio Rivella. Agenzie e testate nazionali hanno battuto e rilanciato la notizia e continuano ad arrivare messaggi e pensieri rivolti a uno dei “padri” dell’enologia moderna. Per Angelo Radica, presidente delle Città del Vino, Rivella è stato “un enologo, un manager, un precursore, un professionista che ha fatto grande il vino italiano nel mondo. Ha contributo in maniera rilevante a qualificare il vino italiano ed a far conoscere questo che oggi è il simbolo del made in Italy, un comparto che crea economia, valore sociale, turismo e qualità, valorizzando le denominazioni di origine e facendo anche acquisire consapevolezza delle potenzialità del comparto”.
“È stato un imprenditore innovativo e lungimirante, che ha rivoluzionato il mondo del vino e contribuito a far diventare le etichette italiane sinonimo di prestigio e qualità”, commenta Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti.
Anche la Fondazione Masi ricorda Ezio Rivella, uno dei primi insigniti del premio dedicato alla Civiltà del Vino nel 1998 e da allora sempre sostenitore delle iniziative della Fondazione Masi, oltre ad essere stato in giuria appositamente istituita per individuare e onorare le più significative personalità internazionali nel mondo del vino. Uno dei produttori più importanti e famosi dell’Amarone della Valpolicella, e vicepresidente della Fondazione Masi, Sandro Boscaini, con la presidente della Fondazione, Isabella Bossi Fedrigotti, ricorda “l’amico Ezio Rivella uno dei pochi uomini del vino che lo hanno onorato con alta perizia tecnica, promosso nel mondo come imprenditore avveduto e di successo e codificato e tutelato nelle più prestigiose sedi istituzionali nazionali e internazionali. Il mondo del vino tanto gli deve e mancherà, assieme alla sua lunga esperienza, il suo tratto signorile, la sua schiettezza e la generosità nei confronti dei tanti colleghi e amici. Ha contribuito, come pochi altri, al rinascimento del vino italiano negli Anni Settanta del Novecento ed a lui si deve il rilancio internazionale del Brunello di Montalcino”.