Il baccalà alla livornese abbinato al Rosso di Montalcino servito dai sommelier Fisar in uno dei ristoranti più conosciuti e apprezzati di Siena, gestito da una persona che ha sempre portato Montalcino nel cuore. L’8 febbraio l’anteprima della nuova edizione di “Girogustando”, il format di Confesercenti Siena che fa incontrare cuochi, sapori e territori, arriva alla Grotta di Santa Caterina, il regno di Pierino Fagnani detto “Bagoga”, che pochi mesi fa ha raggiunto il mezzo secolo d’attività. Era l’8 maggio 1973 quando Fagnani, dopo una parentesi da fantino, lasciò definitivamente la sua città natale, Montalcino, e aprì l’attività rilevando un’osteria in disuso nel capoluogo di provincia. “Era come se oggi un ragazzo senese andasse a Londra”, raccontò alla MontalcinoNews Fagnani, che dalle nostre parti veniva chiamato “Gambassino” (tanto in gamba, sì, ma assassino!). La sua terra d’origine, i suoi profumi e i suoi volti, Bagoga se li è portati con sé per tutta la vita e si può notare nel menu e nella lista dei vini, arricchita dalla selezione di etichette di Brunello (e non solo) “Famiglia Fagnani” prodotte nella cantina Bellaria, fondata da suo zio Assunto Pieri detto “Sunto”, oggi diretta dal nipote di Sunto, Gianni Bernazzi. Vini come il Rosso di Montalcino, che verrà proposto a “Girogustando” nel corso di una serata in cui “per una volta usciremo dalla nostra tradizione e dal consueto menu”, anticipa Francesco Fagnani, figlio di Bagoga.
La Grotta di Santa Caterina ospiterà per l’occasione Nicola di Bello, titolare e cuoco de La Perla del Golfo di Follonica, che porterà in tavola piatti come l’amatriciana di mare con salicornia e pachino e gamberoni gratinati lardellati e misticanze. “Accoglieremo il pesce del golfo con quello abitualmente considerato di terra”, dice Fagnani. Pici al ragù di baccalà e baccalà alla livornese saranno infatti i piatti forti nel menu a quattro mani, con un abbinamento di vini selezionato di conseguenza. “Accosteremo al baccalà due Rossi di Montalcino, di nostra produzione, alternati al Cacciagrande, un vermentino che abbiamo solitamente in carta e che merita di essere valorizzato”.