Da Biondi Santi a Poggio di Sotto, da Il Marroneto a Salvioni, da Argiano a Giodo, da Casanova di Neri a Ridolfi, da Pietroso a Tenuta Luce (Frescobaldi), da Le Chiuse a Mastrojanni, a Col d’Orcia: sono le cantine di Montalcino che mettono d’accordo gran parte delle guide italiane, come emerge dall’incrocio delle 8 guide a “copertura nazionale”, edizione 2024, selezionate da WineNews, nel consueto confronto di fine anno, offerto dalle pubblicazioni di genere più importanti d’Italia.
A partire dalle “guide classiche” e con maggiore “anzianità di servizio” (“Vini d’Italia” del Gambero Rosso”, “I Vini di Veronelli” del Seminario Permanente Luigi Veronelli, “Bibenda” della Fondazione Italiana Sommelier - Fis, “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli, “Vitae” dell’Associazione Italiana Sommelier - Ais, “Vite, vigne, vini d’Italia Slow Wine” di Slow Food), a cui, per completare il quadro, sono state affiancate nel confronto due guide dal carattere peculiare, la guida “Vinibuoni d’Italia” del Touring Club Italiano - Tci (che, per sua scelta editoriale, prende in considerazione prevalentemente i vini da vitigni autoctoni) e “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” del quotidiano “Corriere della Sera” (guida che condensa il meglio del panorama enoico italiano, proponendo una selezione molto ristretta di vini, curata dal vicedirettore del giornale di via Solferino, Luciano Ferraro, da quest’anno in coppia con James Suckling, uno dei wine critic più famosi ed influenti del mondo). Un incrocio dal quale sono stati esclusi, non per minore valore, ma per la loro peculiarità, gli assaggi di Luca Maroni, che segue per sua scelta il concetto del “vino-frutto”, e che oltretutto pubblica il suo “Annuario dei Vini Italiani” a gennaio 2024, e la guida de “L’Espresso”, “I 1000 vini d’Italia”, curata da Luca Gardini ed Andrea Grignaffini, la cui edizione corrente è ancora quella 2023, uscita in estate, fuori dai tempi canonici in cui la maggior parte delle altre pubblicazioni di settore sono distribuite sugli scaffali.
Un incrocio che, come sempre, non si addentra nei dettagli dei diversissimi criteri di valutazione adottati dalle varie guide, ma considera semplicemente le aziende e i vini premiati con i massimi riconoscimenti attribuiti dalle guide.