“Una volta uscito da Mastrojanni dei produttori che fanno parte del consiglio mi hanno cercato per propormi questo posto. Ci ho pensato un po’ e poi ho deciso di accettare, anche perché questo è sicuramente uno dei consorzi più importanti d’Italia. Io sono nato qui e questo territorio sta portando benessere a tutti quelli che ci vivono e ci lavorano, quindi perché non dare una mano?”. Andrea Machetti, nuovo direttore del Consorzio del Brunello, ha raccontato in un’intervista a Winesurf.it le sue prime impressioni, e alcuni obiettivi di mandato, dopo la nomina arrivata lo scorso 9 febbraio da parte del Cda dell’ente consortile.
“Credo che qui, come in ogni realtà, ci sia bisogno del rapporto umano, che forse oggi a Montalcino manca un po’, tra l’istituzione Consorzio, il territorio e i produttori – dice Machetti – uno dei miei compiti sarà quello di ricreare un’armonia tra questo ente e i propri soci. Questa è la prima cosa che voglio fare: parlare con i produttori piccoli e grandi e provare a condividere i loro diversi problemi, in modo da trovare un’armonia che ci possa spingere ancora più avanti. Per esempio il Consorzio del Brunello è stato uno dei primi ha fare un evento della tipologia del Benvenuto Brunello ma oggi dobbiamo inventarci qualcosa per essere ancora più avanti”.
Machetti, sull’evento di punta del Consorzio, è chiaro. “Il problema grosso di Montalcino, che qualche volta il socio produttore non recepisce, è che non abbiamo strutture di grandezza adeguata. In quella dove facciamo Benvenuto Brunello negli ultimi anni non possiamo mettere più di 350 persone e quindi, dove li potremo fare i nostri eventi pensando a 1.000-1.200 persone al giorno? Dobbiamo inventarci qualcosa e magari pensare a strutture nelle vicinanze di Montalcino. Dobbiamo parlare con i produttori e capire cosa fare, se uscire dal comune per trovare spazi dove poter tornare anche al “banchetto”, dove il produttore potrà avere un contatto con stampa, clienti, pubblico. Qualche idea ce l’ho ma andranno condivise con Consiglio e soci”.
Il direttore del Consorzio tocca poi vari temi, dall’importanza del Rosso di Montalcino e del suo evento dedicato, Red Montalcino, che tornerà a inizio estate (“un progetto importante, anche da ampliare), alle campagne di comunicazione (“dovremo essere bravi anche a innovare: magari invece di portare il consorzio all’estero far venire le persone sul territorio”), fino al no categorico alla zonazione. “In questo caso parlo per me e basta – dice Machetti – secondo me Montalcino ha già la sua zonazione, dovuta all’intelligenza di ogni azienda, che con il suo “cru” da vigneto ha dato un’identità a quella zona. In ogni zona di Montalcino troviamo vini da singoli vigneti eccezionali, che vengono premiati e considerati. Condividerei una zonazione dove ci sono tante realtà comunali diverse e c’è bisogno di creare un qualcosa che unisca, ma Montalcino è uno e alla fine nascerebbero solo figli di serie A e di serie B: qui siamo tutti di serie A o tutti di Serie B. Consideriamo anche le differenze tra annate, dove zone di Serie C possono tranquillamente diventare di Serie A. È giusto che resti così e credo che se ogni azienda avesse un pezzetto di vigna dove poter fare il suo Single Vineyard si creerebbe un indotto migliore rispetto alla produzione di una Riserva”.
Winesurf gli chiede poi anche di Brunellopoli, se lo scandalo del 2007 potrebbe ripetersi oggi. “In questo mondo non possiamo essere certi di nulla ma credo che quello di cui parli sia stato uno scivolone in un momento particolare. Però la forza di questo territorio e delle persone che l’hanno creato è stata di essere coesi e di bloccare qualsiasi forza che avrebbe voluto distruggere questa coesione e questa storia”, risponde Machetti.