Si parla di sport, ma anche di attività giovanile, di svago e divertimento, di un paese ricco economicamente ma sempre più povero socialmente, nell’intervista della MontalcinoNews a Bernardo Losappio, presidente della società calcistica del capoluogo, che lancia l’allarme: il calcio a Montalcino potrebbe chiudere. Il punto di partenza è il derby del campionato di Promozione di un mese fa: un evento che in passato mobilitava l’intero paese, e che invece adesso è visto quasi come un corpo estraneo. “In campo è stato un derby vero, dal sapore antico – dice Losappio – l’unico rammarico, che ci fa riflettere, è che a questa partita c’era una schiera di tifosi del Torrenieri e forse una decina del Montalcino. A questo punto io e con me tutto il consiglio stiamo pensando di tirare i remi in barca. Non prendiamo il caffè la mattina, non ci sono iniziative, non ci sarà neanche più il calcio. Pensiamo a finire il campionato, poi vediamo se qualcuno entra per darci una mano. Altrimenti chiudiamo, lasciando la prima squadra. Eventualmente potremo continuare col settore giovanile, ma anche questo è da valutare”.
“Montalcino – continua Losappio – credo che non stia vivendo un momento felice. Non ci sono eventi culturali, niente che possa portare la gente qui durante il periodo invernale. A ottobre-novembre la città si addormenta per risvegliarsi a Pasqua. Per essere un paese conosciuto in tutto il mondo per il proprio vino non mi sembra un bel biglietto da visita. È una realtà molto ricca, e ognuno fa delle proprie risorse quello che vuole, ma le aziende dovrebbero essere interessate alla socialità, al rendere vivo il paese. Invece, a parte poche eccezioni, quando andiamo a chiedere un piccolo aiuto troviamo la porta chiusa dietro a duemila scuse. Mi domando: perché una persona dovrebbe spostarsi per venire a lavorare a Montalcino se non trova un cinema, un bar per prendere il caffè, delle strutture dove fare sport, se da novembre a marzo è tutto chiuso? Continuare con questa forma di vivere come in una bolla di sapone, in uno stato di disinteresse, è controproducente per le aziende stesse. Credo ci si debba svegliare. Investire nella socialità è investire anche nella propria azienda”.
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