Si arrampica fino alla seconda posizione, ad un passo dalla vetta (che verrà svelata domani) della “Top 100” di “Wine Spectator” - la speciale classifica sui migliori vini del pianeta redatta come ogni anno dalla rivista americana di settore più influente al mondo - il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi, storica griffe del territorio, che produce Brunello sin dal 1892, e tra le 25 cantine che, nel 1967, hanno dato vita alla Doc. Un bel segnale, per quello che “è ormai senza grossi dubbi il miglior vino d’Italia”, commenta, a WineNews, Stefano Cinelli Colombini, alla guida di Fattoria dei Barbi.
“La Riserva - prosegue Cinelli Colombini - ha un potenziale enorme, tutto da esplorare, che in un momento come quello che sta vivendo il Brunello di Montalcino, di grande cambiamento, potrebbe giocare un ruolo fondamentale. L’annata raggiunge sempre un livello altissimo, ma l’unicità è nella Riserva, un vertice qualitativo fatto di 1-2 milioni di bottiglie, la giusta quantità per salire un altro gradino della scala della qualità. È un passaggio che dobbiamo fare tutti insieme, come tutti quelli fatti sin qui, e e mantenendo il nostro spirito, senza cambiare le nostre prerogative. Questo traguardo, secondo solo a quello raggiunto da Casanova di Neri con il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001 (che arrivò alla posizione n. 1, ndr), testimonia la forza della tradizione, in un panorama in cui si può ambire ad essere grandi restando sé stessi, come ha deciso di fare Montalcino, o innovando, come dimostra l’esempio di Bolgheri”.
“Puntare sulla Riserva - continua Stefano Cinelli Colombini - è secondo me la chiave giusta per il futuro, più ancora di una zonazione che, in un’epoca di rapidi e repentini cambiamenti climatici, diventa impervia, perché fissare le peculiarità pedoclimatiche di una singola parcella diventa assai difficile. E poi, al di là del vino, dovremmo fare di Montalcino una straordinaria attrattiva del turismo del vino di qualità, ancora di più di quanto lo sia oggi, così da promuovere e vendere le nostre nicchie produttive direttamente sul territorio, che oggi rappresenta solo il 5-6% delle vendite complessive”, chiosa Stefano Cinelli Colombini.
“Siamo doppiamente contenti di questo riconoscimento perché va a una delle aziende fondatrici del Consorzio, Fattoria dei Barbi, che ha fatto la storia del Brunello di Montalcino - interviene il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - non finiremo mai di ringraziare la famiglia Cinelli Colombini, a partire da Stefano, da sempre impegnato nel tenere viva la memoria e la tradizione di una denominazione che negli anni è diventata un simbolo dell’enologia mondiale. Benvenuto Brunello, al via domani, inizia perciò nel migliore dei modi nella consapevolezza che questo ennesimo riconoscimento sia uno stimolo anche per le nuove generazioni del Brunello”.
Focus: perché il Brunello Riserva della Fattoria dei Barbi ha l’etichetta rossa
“L’etichetta rossa del nostro Brunello ha una storia - racconta Stefano Cinelli Colombini - era il 1970, e gli importatori USA specializzati in vini italiani erano davvero pochi. Per l’esattezza due, Mediterranea e PL Imports di Annamaria Lepore. Annamaria era la più giovane dei tre eredi del Caffè Ferrara, il più antico negozio italiano in America al 195 Grand Street a Little Italy, e della Ferrara Fancy Foods che all’epoca era un gigante del cibo italiano. Aveva studiato arte a Firenze e minacciava di restarci, così i fratelli gli inventarono un lavoro nuovo e interessante per riportarla a New York: importare vini italiani di qualità. Contattò i più premiati del Catalogo dei vini d’Italia di Veronelli tra cui noi, e ottenne l’esclusiva di quasi tutti perché all’epoca nessuno vendeva vini italiani costosi in USA. Ma c’era un problema, Annamaria era una esteta, amava le cose belle e volle rivedere le etichette di tutti. La nostra le piacque, ma sollevò un problema: il Brunello Riserva doveva essere diverso in modo evidente dal Brunello annata. Pretese un colore rosso, perché secondo lei aiutava le vendite e piaceva ai cinesi che erano ottimi clienti del vino italiano. E così da allora il nostro Brunello Riserva ha l’etichetta rossa e oro, e anche dopo più di mezzo secolo continua a piacere anche ai nostri amici cinesi”.
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