L’agricoltura toscana, stretta nella morsa dell’inflazione e del caro energia, gasolio e materie prime, torni centrale nei fatti e meno chiacchiere. E’ questo l’auspicio della Cia Agricoltori Italiani della Toscana a pochi giorni dal voto del 25 settembre per le elezioni politiche.
Se nel 2020 per coltivare un ettaro di cereali in Maremma servivano 878 euro, nel 2022 ce ne vogliono 1.402, con un aumento dei costi del 60%. Mentre un’azienda vitivinicola toscana nel 2021 per le bottiglie di vino (modello base) ha speso 188 centesimi a pezzo, quest’anno, spenderà 288 centesimi per un +53%, a causa dell’aumento dei costi energetici per la lavorazione del vetro. Per la floricoltura di Pescia, gli aumenti maggiori ci sono stati sul gasolio per il riscaldamento serre +130%, sui concimi-fertilizzanti in genere +160-170%, costo dell’energia quello che vale per tutti i settori e si arriva al raddoppio in questa fase di caro-bollette. Mentre il costo dei fiori (in generale) è aumentato solo del 10-15%.
Ed a pochi giorni dalla raccolta delle olive, i frantoi per i quali quello dell’energia è uno dei costi principali, saranno costretti ad aumentare il costo delle moliture: in Toscana presumibilmente si passerà da circa 16 euro per un quintale di olive frante, ad una forbice di 18-25 euro al quintale, con ripercussioni dirette per le aziende e per il consumatore finale.
“L’agricoltura - evidenzia Valentino Berni (che avevamo sentito recentemente per un punto su Montalcino ndr), presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana - è il settore più esposto alle crisi, da quelle climatiche a quelle di mercato, eppure se ne sente parlare troppo poco. Ma quello che fa più arrabbiare è che sembra scontato aumentare i prezzi dei prodotti a causa dei rincari per qualsiasi tipo di attività; invece, l’agricoltura, stranamente, deve cercare di mantenere i prezzi ai livelli degli scorsi anni”.
“Senza interventi ulteriori, però, le imprese saranno costrette a farlo, per non chiudere, con conseguenze immediate sulla spesa alimentare dei consumatori, ai candidati chiediamo di mettere mano a un piano agricolo di rilancio per salvare famiglie, aziende e Made in Italy” ha aggiunto il direttore Cia Toscana Giordano Pascucci.
Non solo aumento del prezzo della bottiglia è aumentato per il vino: i concimi organici fanno segnare un +100% (da 40-50 euro a 80-100); per i concimi chimici (urea, nitrato, fosfato di ammonio) aumenti che vanno dal 140 al 200%, così come tutti gli altri trattamenti, senza considerare la fase della vendemmia, fra gasolio (+130%) ed energia elettrica.
“Per quanto riguarda i cereali, il confronto con le precedenti annate è impietoso – sottolinea Claudio Capecchi, vicepresidente Cia Toscana e presidente Cia Grosseto – mentre il prezzo del grano è in picchiata, i costi energetici e di produzione sono alle stelle. Basti pensare che per il costo dell’aratura ad ettaro, nel 2021, era di 150 euro oggi di 180; il concime per la semina (qli. 2,8 a ettaro) è passato da 154 euro nel 2020 a 308 quest’anno; il seme da 154 euro a 280; gli azotati da 100 euro (2020) a 240, mentre il costo della trebbiatura di un ettaro di grano è passato da 110 euro a 140 euro (2022). Tutto mentre ci sono state speculazioni sul prezzo del grano a livello internazionale e con la siccità con cui hanno fatto i conti gli agricoltori toscani”.
“La floricoltura - commenta Sandro Orlandini, vicepresidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana – presidente Cia Toscana Centro (FI-PT-PO) - dopo il buon andamento del mercato e dei prezzi per l’anno 2021 e prima parte del 2022 dove ha potuto aumentare i prezzi del 15/20% sui prezzi 2019 vede in questa fase congiunturale una enorme difficoltà a vendere a prezzi che consentano la remunerazione del capitale investito tanto che alcune aziende a fine carriera stanno smettendo di produrre e molte invece stanno dirottando verso produzioni poco energivore (gasolio-elettricità) quali in primis il verde da fronda recisa e colture floricole estive. L’agricoltura non è in grado di recuperare con le vendite gli aumenti attuali”.
Cia Toscana chiede ai candidati di mettere mano a un piano agricolo di rilancio per salvare famiglie, aziende e Made in Italy. Prendendo esempio dal decalogo (in tre capitoli: emergenze, Pnrr, orizzonte Europa. Più una sezione dedicata alle aree interne) predisposto dall’organizzazione per le forze politiche in campo.