Porte aperte da questa mattina per la Settimana del Miele di Montalcino (foto). Dopo due anni di stop forzati, causa pandemia, Montalcino riaccoglie uno dei suoi appuntamenti simbolo, la prima manifestazione nazionale del settore (nata nel lontano 1976) che animerà i giardini adiacenti la Fortezza ed i Loggiati di Piazza del Popolo (ore 9-20, ingresso libero). Di questo ritorno e dello stato di salute del settore apistico, la MonalcinoNews ne ha parlato con Duccio Pradella, voce autorevole e presidente di Arpat (Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani). “Il ritorno della Settimana del Miele di Montalcino è sicuramente un buon segnale”, spiega Pradella che poi analizza la stagione produttiva. “Non possiamo certo dire che sia stato un anno esaltante anche se rispetto al 2021 è migliore. Siamo usciti non bene dall’inverno, produzioni come il ciliegio nell’Appennino e l’erica nelle coste sono di fatto venute a mancare. Ci siamo salvati con un buon mese di maggio quando le api sono riuscite a lavorare bene, l’acacia è fiorita e questo è un miele importante per la Toscana”. Poi a giugno e luglio con la siccità sono tornati i problemi.
Per quanto riguarda la zona senese e della Valdorcia “la siccità ha condizionato la produzione. Castagno nell’Amiata e il millefiori ce l’hanno fatta ma il trifoglio che è un miele tipico ha sofferto così come le piante erbacee coltivate per mancanza di acqua”. In definitiva “non c’è abbondanza di miele - continua Pradella - ma il problema non è solo questo ma anche nell’aumento dei costi. Pensiamo al carburante che è servito agli apicoltori per andare a controllare le api, noi per il carburante non riceviamo nessun contributo. E poi il vetro che costa di più, il nutrimento per le api a causa della siccità. I produttori nonostante tutto cercheranno di non alzare i costi ma servono aiuti. E se i soldi vengono a mancare anche le famiglie compreranno meno miele o comunque meno di qualità come è quello toscano e italiano che invito sempre ad acquistare”.
Ma se i costi aumentano e la produzione è instabile e imprevedibile, le nuove generazioni si avvicineranno all’apicoltura? “Le api appassionano - conclude Pradella - il Covid ha avvicinato molte persone alle campagna. Ma serve un sostegno deciso al settore”.