“Mi impegno ad essere vicino alle persone, a chi ha bisogno, al territorio. Tutto quello che verrà fatto sarà in funzione della gente. Ci devono sentire vicini, disponibili e motivati a risolvere i problemi”. L’empatia, la dedizione e il gioco di squadra sono al centro del pensiero di Davide Ricci, dal 1° luglio responsabile del presidio territoriale polifunzionale di Montalcino. “Avevo lavorato nel vostro paese anche in passato, ai tempi di Michele De Zio, come cardiologo. La struttura insomma già la conoscevo - racconta a MontalcinoNews l’ex direttore dell’unità di cardiologia di Abbadia San Salvatore - Quello che mi ha motivato a partecipare al bando è la prospettiva di sviluppo territoriale, la possibilità di rivalutare quello che in passato era un ospedale e che può tornare ad essere importante. Ci sono tante cose da fare. Un territorio che funziona si migliora dalla qualità della vita, dalla riduzione di prognosi e ricoveri, dal calo della mortalità. Faccio un esempio con la mia materia di competenza: se i pazienti si seguono in un determinato modo, con la presa in carico dell’operatore sanitario del territorio, si può ridurre del 30% sia i ricoveri che la mortalità annua. Sono dati scritti nelle ultime linee guida delle società americane ed europee di cariologia, ma il concetto vale anche per gli altri ambiti”.
In un comune dove più di un quarto della popolazione è over 65 la sfida è impegnativa “ma i mezzi per affrontarla in modo adeguato dal punto di vista scientifico li abbiamo – prosegue il medico cardiologo – l’importanza è lavorare sulla prevenzione, sul ridurre il ricovero che per una persona anziana è drammatico perché lascia casa sua e si ritrova in un ambiente nuovo. Dobbiamo riuscire a tenere la persona in famiglia, seguendola nel modo giusto. Gli strumenti ci sono, anche col tele-monitoraggio: chiamate e videochiamate per consentire al medico di rendersi conto di come stanno andando le cose, ma non solo. Penso a piccoli dispositivi tascabili che fanno l’elettrocardiogramma al momento. Altra cosa importante è educare il paziente e valorizzare il parente esperto, il familiare che vedendolo tutti i giorni si accorge del minimo cambiamento”.
Il presidio di Montalcino, tra le novità di questa ripartenza, si è dotato di quattro posti letto per il fine vita. “Sia per i malati che per le famiglie”, precisa Ricci. “L’hospice non è una stanza di ospedale ma vuole ricreare una situazione di tipo familiare, con un divano, una finestra, un tavolo. Come se la persona fosse a casa. In più c’è un’assistenza sanitaria adeguata”.
Ci sono poi due posti letto Covid per pazienti positivi asintomatici o paucisintomatici (con sintomi lievi), mentre i posti letto totali, secondo una nota dell’Asl, passeranno da 11 a 16. Previsto poi l’acquisto di apparecchi elettromedicali (come l’ecocardiografo e altri dispositivi all’avanguardia) grazie al contributo del Comune di Montalcino e della Fondazione territoriale Brunello di Montalcino.
Ma la cosa forse più fondamentale sarà l’adeguamento delle coperture e del sottotetto del presidio grazie ai fondi del Pnrr, passaggio necessario all’attivazione della Casa di comunità hub, figura istituita con la legge dello scorso maggio. Si tratterebbe per Montalcino di uno step ulteriore.“Non si perderà niente del presidio ma aumenterà l’offerta degli specialisti e si ottimizzerà la gestione del territorio - sottolinea Ricci - in sinergia con il terzo settore, coinvolgendo i caregiver. Importante sarà attivare una vera rete, dal paziente esperto agli operatori sanitari del territorio, in primis i medici di famiglia, fino alla struttura ospedaliera. Una rete che funziona. Chiunque deve lavorare in modo armonico e sentirsi parte di una squadra”. Infine, una bella notizia per Montalcino. “Stiamo valutando la riapertura di un centro raccolta sangue”.
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