Utilizzare i droni per rendere ancora più efficaci le manutenzioni dei corsi d’acqua del sud della Toscana - tra cui l’Ombrone, l’Orcia e l’Asso che interessano il territorio di Montalcino - garantendo maggiore sicurezza idraulica al reticolo in gestione e rispettando la flora e la fauna. È l’obiettivo della ricerca, appena conclusa, portata avanti dal Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud e dall’Istituto per la bioeconomia del consiglio nazionale delle ricerche (Ibe-Cnr), che è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Forests.
Lo studio vuole superare i limiti dell’approccio tradizionale basato su osservazioni a terra: grazie al supporto di nuove tecnologie permette di individuare la vegetazione lungo i corsi d’acqua e la biomassa che deriva dalle operazioni di taglio. Rappresenta così un valido strumento di supporto per la pianificazione degli interventi di gestione della vegetazione sulle sponde, con cinque aree studiate su un’ampia superficie di circa 120 ettari tra le provincie di Siena e Grosseto. Interessati i principali corsi d’acqua: il fiume Ombrone, il fiume Orcia e gli affluenti Asso, Tuoma, Ente; il fiume Bruna e gli affluenti Asina e Rigo e Osa.
A dare il là al progetto è stata la Regione Toscana, che ha assegnato al Consorzio un finanziamento di 1,33 milioni di euro nell’ambito dell’ordinanza del commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico n. 59 del 23 maggio 2019 e del quarto atto integrativo dell’accordo di programma Mattm-Regioni del 3 novembre 2010.
“Per la progettazione - riflette Valentina Chiarello, ingegnere dell’area studi e progettazione del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud - era fondamentale arrivare a una stima dell’intensità vegetativa e della biomassa derivante dal taglio della vegetazione riparia, così da poter quantificare il volume di materiale legnoso che può tra l’altro essere ceduto a compensazione del costo di parte dei lavori. Quindi l’esigenza di una metodologia rapida ed oggettiva per ottenere questa informazione su uno spazio così ampio e anche in zone di difficile accesso, assicurando sicurezza all’operatore impegnato”.
“È così che la gestione della vegetazione fluviale questa volta passa dalla ricerca - aggiunge Fabio Bellacchi, presidente di Cb6 - da qui la volontà di avvalersi di esperti nel monitoraggio ambientale per l’attività di telerilevamento da drone e nel settore agro-forestale”.
L’istituto Ibe è nato dalla fusione dell’istituto di biometeorologia e dell’istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree e si occupa della definizione di strategie di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti globali e sviluppo di sistemi sostenibili di utilizzo delle biorisorse.
Sono stati effettuati sopralluoghi, rilievi fotogrammetrici da drone e campionamenti di dati a terra. Poi l’attività di ricostruzione fotogrammetrica delle immagini acquisite con camere ad alta risoluzione per la ricostruzione del modello delle altezze della vegetazione, la calibrazione con osservazioni a terra e gli studi.
Durante i lavori è stato possibile definire in modo più accurato le superfici d’intervento e verificare le stime di biomassa legnosa ottenute nell’attività di supporto alla progettazione. Poi l’importante conferma dai verbali di accertamento e pesatura della biomassa: le stime di intensità vegetativa rispecchiavano la biomassa disponibile.
Alla fine, dopo l’attenta procedura di revisione di esperti nel settore, la comunicazione del Forests Editorial Office che l’articolo “Determination of Riparian Vegetation Biomass from an Unmanned Aerial Vehicle (Uav)” è stato pubblicato ed è disponibile online all’indirizzo https://www.mdpi.com/1999-4907/12/11/1566/pdf. “Una pubblicazione - chiosa Bellacchi - che rappresenta un nuovo stimolo per proseguire lungo la strada intrapresa da tempo, affiancare alla tutela dell’incolumità pubblica il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente”.