Una didattica della storia più vivace, meno antipatica di quanto talvolta risulti sui banchi di scuola; far incuriosire gli studenti grazie anche alle nuove tecnologie e aiutarli così a crescere come cittadini consapevoli del futuro. È l’idea alla base del corso di formazione che sta coinvolgendo insegnanti di scuola secondaria, principalmente di Montalcino e Abbadia San Salvatore, tenuto in queste settimane da Mario Marrocchi con l’agenzia formativa Proteo.
Segretario del Centro Studi di Montalcino, da anni impegnato tra scuola e università (docente di ruolo nella prima, ha conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale in storia medievale), Marrocchi ha attualmente un assegno di ricerca con il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università di Siena, in convenzione con la Compagnia San Marco papa di Abbadia, finalizzato alla digitalizzazione di pergamene che fanno parte del fondo diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena e che provengono da San Salvatore al Monte Amiata e dall’Abbazia di Sant’Antimo. Basandosi su questi documenti, propone ai suoi colleghi un metodo di didattica della storia sfruttando le nuove tecnologie, che possono rendere molto più semplice l’accesso alle fonti, alle tracce del passato da leggere per costruire un’interpretazione storica corretta.
“Il digitale sta sempre più entrando anche nel mondo della ricerca storica e negli archivi in particolare – spiega Marrocchi – gli insegnanti possono quindi far lavorare i ragazzi a distanza, prima, per poi portarli anche in presenza negli archivi che non sono luoghi polverosi e morti ma i depositari della materia che può mantenere viva una memoria non retorica ma capace di dialogare con lo spirito del tempo, di ogni tempo. Questo è il ruolo di una interpretazione storica corretta. Nel nostro corso parliamo principalmente di documenti medievali conservati nell’Archivio di Stato di Siena ma il metodo si può applicare con altre raccolte e con altre epoche. Un metodo che prevede di affiancare ai “soliti” manuali di scuola un lavoro capace di coinvolgere in modo diretto i ragazzi che diventano protagonisti di una propria ricerca”.
“L’Abbazia di San Salvatore e quella di Sant’Antimo hanno due storie parallele ma non sul piano archivistico – continua Marrocchi – San Salvatore ha una grande tradizione di archivio. Sant’Antimo invece, che non è meno importante in quanto il patrimonio era addirittura il doppio, non ha consegnato i documenti in maniera omogenea. Cercheremo di capire anche il perché, analizzeremo differenze e somiglianze tra queste due realtà”.
Fornire un metodo per avvicinare i ragazzi alla storia, fargliela amare, formarli come cittadini capaci di capire quello che vedono, vivono o viene detto loro: questo l’obiettivo primario del progetto, che poi si potrebbe spingere ancora più in là. “Nel corso dei prossimi incontri ci intenderemo meglio su cosa sviluppare – conclude il docente di storia – spero che poi questi insegnanti vogliano coinvolgere altri colleghi e creare nuove iniziative, fino a portare i ragazzi, magari, all’Archivio di Stato a Siena o, perché no, “addirittura” a piedi da Montalcino all’Abbazia del Monte Amiata e viceversa, facendo anche un gemellaggio a livello locale”.