Partire da una formula collaudata per far crescere quello che è diventato il punto d’incontro dei principali studiosi di storia agraria e rurale - uno spazio di dibattito per studiosi e studenti che si è guadagnata col tempo l’apprezzamento della storiografia italiana ed europea - magari coinvolgendo il mondo della scuola e del vino. Sono passati 24 anni (era il 1997) da quando Massimo Montanari, Alfio Cortonesi e Raffaele Licinio fondarono il Centro di Studi per la Storia delle Campagne e del Lavoro Contadino, che un anno dopo, nel 1998, diede il via al Laboratorio Internazionale di Storia Agraria. Dopo un anno di stop causa Covid, il laboratorio è tornato a vivere, dal 3 al 6 settembre, e adesso è il momento della riflessione e delle possibilità di valorizzare ancor di più quest’iniziativa.
“Siamo molto contenti di essere riusciti ad organizzare il Laboratorio, in presenza e in sicurezza, e di aver riunito 30 tra studiosi e studenti di nuovo a Montalcino, la sede ideale per questo tipo di attività - spiega Mario Marrocchi, segretario del Centro Studi - ho registrato contentezza dai presenti, vorrei esprimere la mia gratitudine verso l’amministrazione comunale, le università che ci sostengono, MontalcinoNews media partner e il Consorzio del Brunello per il premio Città di Montalcino. È andata bene sia sul piano organizzativo che didattico, la formula ormai è collaudata e funziona: partire dai documenti e dalle fonti per poi scambiarsi i punti di vista alla fine dell’intervento del docente”.
Per il Laboratorio, riflette Marrocchi, “la durata che ora abbiamo individuato (quattro giorni, ndr) ci sembra la più funzionale, sufficiente e non troppo estesa, anche per gli studenti diventa difficile ritagliarsi una settimana come era all’inizio. Si potrebbe pensare a fare più iniziative: due, tre, quattro momenti di questo tipo durante l’anno. Sarebbe interessante e Montalcino potrebbe essere una sede adatta, calcolando che c’è già da qualche anno il professionale agrario”.
“Montalcino è una realtà più grande dopo la fusione con San Giovanni d’Asso - prosegue il segretario del Cesscalc - penso che la crescita economica della città debba essere affiancata ad una crescita culturale e di consapevolezza, e occasioni come queste potrebbero aiutare. Aumenta l’attenzione a un certo tipo di agricoltura e viticoltura, al non essere pervasivi sul territorio, ci sono tante aziende biologiche. Tutto questo è un qualcosa che viene da lontano a Montalcino e sarebbe bene rivisitare”.
Se un allargamento del Laboratorio necessita di un maggiore sostegno economico, questo aiuto potrebbe arrivare dalle aziende del vino, molte delle quali tra l’altro stanno già collaborando con la scuola per progetti didattici. “Un investimento che potrebbe sembrare a fondo perduto, ma non lo è assolutamente. Investire nella conoscenza è una ricchezza. Montalcino ha la fortuna di essere una realtà sufficientemente ricca per permettersi un’istruzione di qualità e una maggiore attenzione verso i ragazzi, verso le nuove generazioni, dando loro la possibilità di imparare non solo il mestiere, ma anche la piena coscienza di quello che stanno facendo”.