C’è un filo rosso che lega Montalcino, punto d’arrivo della “Brunello Wine Stage” di ieri vinta dallo svizzero Mauro Schmid, e Bagno di Romagna, destinazione finale della tappa di oggi del Giro d’Italia, la n. 12: quel filo è Pierluigi Talenti, che dalle montagne della Romagna scelse le dolci e assolate colline della Val d’Orcia per unirsi a quella cerchia di protagonisti che hanno fatto conoscere il Brunello in tutto il mondo. Una storia, quella di Pierluigi, raccontata nel libro del giornalista Andrea Gabbrielli (“Pierluigi Talenti, l’altro Brunello”).
Nato nato a Santa Sofia, provincia di Forlì, Talenti si diploma all’Istituto Tecnico Agrario di Firenze e inizia a lavorare in un’azienda romagnola di proprietà della famiglia Franceschi. Ne diventa uomo di fiducia, tanto che viene chiamato a fare la stima degli oltre 1.200 ettari della Fattoria di Sant’Angelo in Colle, a Montalcino, per poi procedere alla divisione dell’azienda tra i due fratelli. La sorte decide così: a Stefano tocca Col d’Orcia, a Leopoldo Il Poggione, di cui Pierluigi Talenti ne diventa il fattore, conducendo l’azienda fino al 1999, contando come braccio destro sull’attuale presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci. Sul finire degli anni Settanta Pierluigi acquista da Il Poggione un podere a 500 metri da Sant’Angelo in Colle, sul versante sud di Montalcino, portando avanti un’azienda poi passata al nipote Riccardo, attuale proprietario e vice presidente del Consorzio.