Sostenere il lavoro e l’imprenditoria femminile nell’agricoltura e nella pesca, promuovendo un settore economico in forte crescita (una donna su quattro vi è impegnata) dove però rimangono differenze e disparità di genere: è l’obiettivo della proposta di legge a prima firma di Susanna Cenni, deputata Pd e vicepresidente della Commissione agricoltura alla Camera, il cui iter parlamentare è iniziato in questi giorni.
La norma, spiega Cenni, prevede la creazione di un apposito ufficio presso il Mipaaf per conoscere e monitorare la situazione delle donne nel lavoro e nell’impresa di questo comparto e l’istituzione di un Osservatorio con il contributo delle rappresentanze, dei saperi e delle competenze della ricerca e dei servizi alle imprese ed al credito. E poi ancora: misure e interventi utili a favorire il rispetto delle pari opportunità nel lavoro e nell’accesso agli strumenti di sostegno all’impresa femminile e favorire la nascita di servizi per la conciliazione, per i trasporti, per la sicurezza nelle aree rurali. Le azioni saranno annualmente previste in un Piano nazionale.
“Inoltre si interviene per garantire il rispetto della parità nelle nomine di competenza del Mipaf nei vari enti, nei comitati, nella consulenza – sottolinea Susanna Cenni – si istituisce la figura del coadiutore anche nella pesca, facendo uscire dalla invisibilità molte donne oggi impegnate nel pescaturismo, nell’ittiturismo, nella vendita del fresco. Si istituisce, infine, un fondo per la promozione di studi sulle donne nell’agricoltura e nella pesca”.
In questi comparti il ruolo delle donne è sempre più centrale: secondo i dati Istat, infatti, in Italia il 27% delle donne è impiegato in agricoltura e sono oltre 210.000 le aziende agricole “rosa” e 8.500 gli agriturismi gestiti da imprenditrici agricole. Tuttavia, le condizioni di lavoro per le donne, anche nell’agricoltura, sono ancora di gran lunga inferiori a quelle degli uomini. Resistono e permangono disparità salariali e discrepanze nel riconoscimento della professionalità e del lavoro, lacune nel welfare delle aree rurali e, perfino tra le pratiche dello sfruttamento e del caporalato più estremo, le condizioni delle donne braccianti, spesso migranti, sono peggiori di quelle degli uomini, talvolta associate a vere e proprie forme di sopruso anche sessuale.
“Da anni mi occupo di agricoltura – spiega Cenni – prima all’interno del governo regionale della Toscana, poi in Commissione alla Camera e per il Pd. La Toscana, tra l’altro, è una terra vocata e votata all’agricoltura, dove l’impegno e il lavoro delle donne è diffuso e fondamentale. Da questa esperienza e dal confronto con le tante donne che ho incontrato in questi anni, è nata la necessità di presentare una proposta di legge come questa. C’è ancora molto da fare, ma è una battaglia che non possiamo più rimandare: la presenza femminile è un valore aggiunto anche in agricoltura e da qui, dalla parità di genere e dall’abbattimento delle discriminazioni, passa lo sviluppo di un settore così strategico per il futuro del Paese”.