“Giro d’Italia-Brunello di Montalcino è un bellissimo binomio, sono due eccellenze che hanno diversi punti in comune. Gli ingredienti che stanno dietro i loro successi sono gli stessi: la fatica, la pazienza, la dedizione. Anche per noi agricoltori la salita è lunga e termina solo dopo la vendemmia, il momento più importante di tutta la fase produttiva. Poi inizia la discesa che è lunga 5 anni. Solo dopo questo periodo il Brunello di Montalcino potrà partire per le tavole di tutto il mondo”. Così Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, dopo la presentazione della “Tappa del Brunello”, la Brunello Wine Stage che il 19 maggio vedrà arrivare i campioni del Giro d’Italia 2021 a Montalcino, attraversando le suggestive strade bianche che circondano i vigneti dove nasce uno dei vini rossi italiani più importanti al mondo. “Ma Montalcino non è soltanto vigneti – sottolinea Bindocci – bensì anche oliveti, boschi e seminativi che rendono bellissimo il nostro territorio. Un paesaggio incontaminato ricco di biodiversità”.
Per Bindocci, ripensando alla storia del ciclismo italiano e a quali corridori della storia si possono abbinare le tre denominazioni di Montalcino, “il Brunello è un passista, deve resistere al tempo e alla strada e presentarsi già maturo per le sue prossime tappe, ma allo stesso tempo fresco al traguardo. Per questo non vado molto lontano se lo identifico con Francesco Moser (Special Guest della Tappa del Brunello, ndr). Per il Rosso di Montalcino dico Anna van der Breggen, che ha anche il pregio di allenarsi qui a Montalcino e di aver vinto le ultime Strade bianche. Infine, pensando al Moscadello, il nostro vino bianco fresco (e leggiadro, come veniva definito) che secoli fa per primo ha reso Montalcino terra di vini, scelgo Paolo Bettini detto ‘il grillo’, un toscano olimpionico, frizzantino in gara e allo stesso tempo persistente, quello che serve per vincere tutte le classiche che ha vinto lui”.