“Proietti è stato un personaggio di grande statura. Venne attratto insieme ad altri grandi del teatro, tra cui Eduardo De Filippo, e portò un contributo non indifferente alla notorietà di Montalcino. Non cercava glorificazioni e si inserì perfettamente nell’organizzazione della manifestazione”. A ricordare Gigi Proietti, scomparso all’età di 80 anni il 2 novembre, nel giorno del suo compleanno, è Mario Bindi, sindaco di Montalcino al tempo del Festival Internazionale dell’Attore, un’iniziativa teatrale senza precedenti in Italia fondata quasi 40 anni fa, nel 1981, dal fiorentino Paolo Coccheri. Furono tre anni in cui si susseguirono corsi e laboratori estivi che portarono a Montalcino alcuni tra i più importanti docenti internazionali che tennero lezioni alla presenza di centinaia di allievi giunti da ogni parte d’Europa. “A mio avviso quello è stato il periodo in cui Montalcino ha ricevuto più attenzione – continua Bindi – erano gli anni dell’exploit del Brunello, si tenne tra l’altro il centenario del Brunello di Biondi Santi, e la manifestazione teatrale nacque tenendo conto di questo fatto. Se quell’esperienza è ripetibile? Lo è se c’è coesione tra passato e presente e allo stesso tempo tra i vari enti, dal Comune al Consorzio del Brunello. Ci vuole una grande convinzione e una capacità d’iniziativa non indifferente”.
“Montalcino era il baricentro del teatro internazionale e sono cresciuto con questo mito”, racconta Manfredi Rutelli, fino a poco tempo fa direttore artistico della stagione teatrale di Montalcino. “Ho avuto la fortuna di incontrare Proietti negli anni Novanta, sono stato per tre anni assistente di Alvaro Piccardi, direttore didattico del laboratorio di Proietti al Brancaccio di Roma. L’ho seguito in tutto il percorso laboratoriale, lì tra l’altro ho conosciuto Flavio Insinna. Era molto divertente passare le serate insieme a lui, una splendida persona oltre ad un gran raccontatore di barzellette”. Proietti fu il regista dello spettacolo “Parole parole parole” che la figlia Carlotta tenne agli Astrusi Off nel gennaio del 2016. “Era di fatto il debutto di Carlotta – sottolinea Rutelli – fu molto gradevole e il pubblico apprezzò moltissimo”.
A ricordare la presenza di Gigi Proietti a Montalcino, e il suo amore per la terra del Brunello, è anche l’attore Renato Iannì, sulle pagine odierne dell’Eco di Biella. “Nella stagione estiva dell’84 – scrive Iannì – l’Istituto di teatro dell’Università di Roma mi incaricò di organizzare il Festival di teatro a Montalcino e lì potei conoscere meglio il Gigi de Roma, che ingaggiai col suo “Come mi piace”, che in parte derivava proprio da “A me gli occhi please” e in cui si faceva accompagnare da una parte dei suoi allievi attori. Immediato il tutto esaurito dei mille posti nell’ampio spiazzo interno alla fortezza e infiniti gli applausi a fine serata. Poi accompagnai a cenare la folta e allegra compagnia, che comprendeva anche una piccola orchestra. Non si risparmiò nulla, dal cibo alle bevande, tra cui ovviamente spiccava il Brunello e, tra una portata, una barzelletta e un aneddoto, si fecero le 4 di notte/mattina. Tra i giovani attori c’era anche Giorgio Tirabassi, che Proietti aveva eletto sua spalla, ma che non aveva trovato una stanza. Lo feci imboscare nel mio albergo tra i boschi, dove ne tenevo una in serbo per ogni evenienza (e dove l’anno dopo Eduardo avrebbe tradotto in napoletano “La Tempesta” di Shakespeare). L’indomani penso che lui fosse ancora tra le braccia del sonno pesante quando io, con le palpebre di piombo, affrontai lo sterrato per tornare a Montalcino, non riuscendo ad evitare il mio primo incidente che mi costò una storica 500. Non rividi più né Proietti né la sua compagnia, ma seppi che proprio in quell’occasione si era innamorato sia del posto che del suo vino. D’altra parte cantava: il vino è un tranquillante che se fa coll’uva /e nun si compra nella farmacia / se pia senza ricetta all’osteria/e per la dose te la vedi tu”.(Photo credit: Francesco Belviso)