Fu creato nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi e in oltre un secolo di storia ha ospitato artisti, musicisti e grandi personalità del mondo del teatro, dello spettacolo, del cinema e della politica, che non hanno rinunciato ad una piacevole sosta tra i divani in velluto rosso, gli specchi e i tavolini in marmo giallo del “salotto buono” della patria del Brunello. Da Giorgio Napolitano al Principe Carlo d’Inghilterra, dall’ex primo ministro canadese Jean Chrétien, da Anthony Hopkins a Mel Gibson, da Mario Monicelli a Federico Fellini, da Enzo Biagi a Keith Richards: sono in tanti i “vip” ad aver visitato il Caffè Fiaschetteria Italiana, squisito esempio di puro Liberty incastonato nel centro storico di Montalcino, all’ombra della antica torre del Palazzo Comunale storico, inserito nella Guida ai Locali storici d’Italia, il volume, gratuito e disponibile anche in formato app con geolocalizzazione, che segnala alberghi, ristoranti, pasticcerie-confetterie-caffè letterari e fiaschetterie con almeno 70 anni di attività.
Giunta all’edizione n. 44 e patrocinata dal Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, la Guida (disponibile da lunedì 27 luglio) conta quest’anno ben 213 referenze in tutta Italia tra set di incontri storici e di film, luoghi di ritrovo per l’élite culturale e politica dal Risorgimento a oggi, fonte di ispirazione e ristoro per attori, artisti e personaggi del jet set internazionale. Sono i 26 luoghi cult toscani e tre i senesi (oltre alla Fiaschetteria ci sono il Caffè Poliziano di Montepulciano e il Ristorante Al Mangia di Siena).
“La guida – spiega Enrico Magenes, presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia – è un viaggio nel tempo tra le pietre miliari del turismo culturale nel nostro Paese, un tour tra i pionieri dello stile e del gusto made in Italy che raccontano, concretamente, la nostra storia”. Come l’Hotel Miramare di Castiglioncello (Livorno), al cui tavolo in giardino nel 1944 Churchill, i generali Marshall ed Eisenhower hanno brindato alla liberazione d’Italia, o il Ristorante Al Mangia di Siena, trasformato dall’esercito tedesco in mensa degli ufficiali e divenuto poi nel dopoguerra il simbolo della “dolce vita”. E se sulle panche del Ristorante Buca di S. Antonio di Lucca durante l’Illuminismo si leggevano opere proibite come il Decameron, l’Hotel Bernini Palace di Firenze fa da testimone alla parentesi di Firenze capitale del Regno d’Italia, quando si trasformò in Hotel Parlamento. Sempre in tema di ospiti illustri, il Caffè Valiani di Pistoia può vantare tra i suoi frequentatori Verdi, Rossini, Bellini, Leoncavallo, Giordano e Puccini, che sostava anche all’Antica Locanda di Sesto a Lucca, apprezzata in tempi più recenti anche da Vittorio De Sica e Paola Borboni. Il Ristorante Albergaccio di Sant’Andrea in Percussina (FI) fu dimora di Niccolò Machiavelli, mentre proprio al Gran Caffè Giubbe Rosse nel capoluogo toscano Soffici prese qui il famoso schiaffo nel 1910 per aver stroncato, sulle pagine de La Voce, la prima mostra dei futuristi a Milano. E proprio Marinetti girò al Caffè bar ristorante La Loggia un episodio dell’introvabile film “Vita futurista”, e si rifugiò dalla folla al Caffè dei Costanti di Arezzo, che si ricorda anche per essere uno dei set del premio Oscar “La vita è bella”.