L’essere comunità, la cultura delle eccellenze produttive, dal vino all’agricoltura di qualità, il lavoro, il “polmone verde” del bosco, i borghi storici piccoli, belli ma connessi, la “rete delle attività” commerciali e della campagna, la biodiversità e le filiere: sono solo alcuni dei punti su cui sarà costruito “Il Manifesto di Montalcino”, lanciato dal sindaco Silvio Franceschelli per il rilancio del territorio famoso nel mondo, rivolgendo il suo invito a tutta la comunità, nessuno escluso, per “pensare e ridisegnare insieme Montalcino che riapre”. Un territorio che, negli anni, si è proiettato verso un futuro enoturistico, ma che, nell’emergenza Covid, ha gettato le basi per un nuovo ed importante progetto di rilancio dell’immagine globale Montalcino - Valdorcia (Patrimonio Unesco) - con obiettivo settembre 2020, e contando in una ripresa che non potrà arrivare prima della primavera 2021 - sfruttando anche quella dei “luoghi del silenzio”, migliorandone i servizi e creandone “luoghi diffusi del cuore”, non accentrando ma promuovendo anche i piccoli borghi, nell’immaginario collettivo, ora più che mai, sostenibili sanitariamente e vivibili grazie anche alla tecnologia (web in primis), e mettendo tutto in sinergia, attività e aree, con la testa e con il cuore.
Primo passo, è la creazione di un “gruppo di lavoro” (composto da Sindaco, Presidente del Consorzio del Brunello, Fondazione Territoriale del Brunello, vertici delle organizzazioni delle imprese del commercio, artigianato, terziario avanzato, mondo delle professioni, sindacato dei lavoratori, cultura ed opinion leader che vivono nel territorio) per la stesura del “Manifesto”, una sorta di “Patto di comunità” per lo sviluppo del territorio ben oltre Covid-19. Perché non è più il tempo della competitività, ma della “cooperazione” (nel senso di operare tutti insieme in un territorio unico e ben definito e tutti in un’unica direzione) e della solidarietà tra imprenditori locali, commercio, ristorazione, agricoltura, viticoltura e consumatori. Prima di tutto, Montalcino si deve muovere in ogni direzione utile per una diffusione della cultura ambientale, quanto mai attuale: la comunità porta in dote oltre la metà del suo territorio a bosco e 30% ad agricoltura di alta qualità, Brunello e gli altri vini, ma anche tartufo, miele, zafferano, olio, frutta, allevamenti dalla chianina alla cinta senese, e legumi bio - “buoni prodotti”, il cui valore abbiamo riscoperto in questi giorni di clausura - oltre alla grande bellezza naturalistica ed artistica. Tra i punti chiave, dalla formazione (a partire dalla due scuole Secondarie Superiori del territorio, linguistico e agrario) all’economia circolare, dalla giustizia e solidarietà sociale al welfare, dall’integrazione degli immigrati, che sono una vera risorsa, alla work-life balance, dal design al ruolo di ristoranti e chef nel diffondere la cultura del territorio e dei suoi prodotti sostenendo la produzione locale. Attuale è, poi, il legame tra ambiente, cibo e salute, e il distretto agricolo di Montalcino ha una marcia in più. Così come, il ruolo dei piccoli borghi, con tanti lavori che, in questo periodo, abbiano visto essere fatti in “Smart Working” anche da territori bellissimi e lontani ma connessi con il mondo grazie alla rete internet.
Tra centro storico e campagna, monumenti, Musei e Sant’Antimo, vigne e biodiversità produttiva, Montalcino, “globale” come i suoi vini nel mondo, ma anche “locale” come le sue filiere produttive e il suo commercio/terziario, attrae oltre 1 milione di turisti ogni anno, stranieri e di prossimità (con una crescita ante Covid, senza precedenti). “È un’eccellenza trainante - spiega il sindaco - non ha mai voluto assistenzialismo, ed ha creato un sistema imprenditoriale autonomo da volontà politiche che deve poter continuare a svilupparsi e costruire qualcosa che lasci il segno”. I numeri delle imprese (1.534) non consentono azioni generalizzate, ma solo idee concrete, per salvaguardare il bilancio pubblico, nell’interesse di tutti. “Senza tassa di soggiorno, ingressi ai monumenti, parcheggi, e, perché no, multe, avremo una riduzione di 1,5/2 milioni di euro di entrate”.
Tutti gli sforzi si concentreranno sulla qualificazione del tessuto economico ed imprenditoriale incentivando turismo, commercio e terziario avanzato, chiamati ad essere anche in futuro la risorsa più importante, sia nella generazione/diffusione e come moltiplicatori del reddito per le famiglie, sia perché l’enoturismo fatto di wine experience, che tornerà presto a brillare, obbligherà al perfezionamento dell’offerta turistico-ricettiva, di ristorazione e bar, guide e servizi. Nella convinzione che l’economia portante legata alla produzione del Brunello, è in grado di rigenerarsi da sola, grazie anche alle risorse delle aziende ed ai fondi europei che l’hanno portata ad essere uno dei simboli più importanti e all’avanguardia del made in Italy nel mondo.
“Tutte attività - conclude Franceschelli - senza le quali non potremmo continuare a parlare di Montalcino come eccellenza e bellezza mondiale. Quando le limitazioni alle libertà di movimento e comportamento si attenueranno e la terapia/vaccino avrà assicurato il rischio zero, il territorio sarà pronto per una nuova “era” eno-turistica”.
Sono con voi.
Tenete duro. Forza Montalcino.
Non solo Brunello. Ma Arte, Storia, Paesaggi, bella Gente e Pace dell’Anima