Sono 19 gli Stati americani che, come in Italia, hanno scelto di difendersi dal Coronavirus chiudendo la ristorazione, in buona parte composta da prodotti e vini Made in Italy. In pochi giorni si è fermato così il maggiore canale di vendita del Brunello, quello dell’horeca, nei due principali mercati mondiali (Italia e Usa), che rappresentano il 60% delle vendite. “Noi produttori siamo vicini agli amici statunitensi e consapevoli che la ripartenza ci vedrà in prima fila accanto a loro - commenta il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci - alle giuste misure prese per contrastare l’emergenza da Coronavirus fa da contraltare una innegabile preoccupazione dei nostri produttori in chiave di mercato”.
Secondo l’indagine di Nomisma Wine Monitor presentata durante Benvenuto Brunello 2020, su un campione di wine list di 350 ristoranti, nella sola città di New York il 30% delle referenze di vino rosso presenti in carta parla italiano e di queste un terzo sono toscani, con circa 2.000 referenze che arrivano direttamente da Montalcino, a un prezzo medio di 382 dollari. “Ora serve attendere, e il nostro vino lo sa fare, e osservare le regole - conclude Bindocci - in attesa che la nostra annata 2015 possa riprendere quella corsa che prima dello stop si stava rivelando molto promettente, in particolare oltreoceano”.