Nell’ambito de “L’altRa stagione - Arte e paesaggio nella Toscana del sud”, la comunità di Sant’Antimo propone una serie di appuntamenti presso l’Abbazia: visite guidate, approfondimenti culturali, concerti, corsi di canto gregoriano, attività didattiche per bambini e degustazione di prodotti del territorio presso la Farmacia monastica. Il 29 febbraio appuntamento alle ore 15 con lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli che approfondirà aspetti storico artistici del complesso abbaziale.
L’abbazia benedettina di Sant’Antimo ancor oggi svetta isolata nella vallata presso Castelnuovo dell’abate (Montalcino). Secondo una consolidata tradizione agiografica, le sue origini risalgono al culto del martire cristiano Sant’Antimo e si consolidarono in età carolingia con la fondazione di una piccola cappella, che ancor oggi esiste ed è adibita a sagrestia dell’imponente chiesa abbaziale. Questa è da considerare fra le più straordinarie costruzioni romaniche della Toscana. Un monumento dalle caratteristiche particolari che lo legano a importanti abbazie francesi del XII secolo. In questo periodo d’oro per la comunità benedettina di Sant’Antimo fu possibile edificare la chiesa dal 1118, momento di un’importate donazione del conte Bernardo di Bernardo degli Ardengheschi, fin verso la metà secolo. Merito di questa impresa si deve all’abate committente e responsabile del cantiere Azzo da Porcari, il cui nome è ricordato in una lunga epigrafe postuma sopra il portale d’ingresso.
L’edificazione fu affidata a maestranze toscane, ma non mancò la presenza di un notevole scultore, che figurò il primo capitello della navata destra con la storia del profeta Daniele gettato da Ciro di Persia in una fossa fra i leoni. L’autore di questo capitello è oggi denominato il ‘Maestro di Cabestany’, dal momento che in questa piccolo centro dei Pirenei francesi si trova un grande timpano scolpito con storie di Cristo e della Vergine, attorno al quale si possono riunire il capitello di Sant’Antimo, alcuni capitelli del chiostro dei canonici del duomo di Prato e un fusto per il cero pasquale nella pieve di San Giovanni in Sugana (San Casciano Val di Pesa).
A parte le numerose sculture decorative dell’edificio, del patrimonio figurativo dell’abbazia restano soltanto poche testimonianze, fra le quali spiccano due importanti sculture lignee dipinte; il grande Crocifisso della seconda metà del XII secolo e la gentile Madonna col Bambino, che è un’opera della seconda metà del XIII secolo strettamente legata a un esemplare gemello della chiesa di Bugnara (L’Aquila), che è datata 1262. Al termine del percorso guidato sarà possibile partecipare ad una degustazione di prodotti del territorio all’interno della farmacia monastica dell’Abbazia.
Evento a numero chiuso: prenotazione raccomandata al 0577/286300 o abbazia@antimo.it