“Una città bellissima”. Parola di Vittorio Sgarbi, di certo uno dei “pesi massimi” quando si parla di arte italiana e internazionale. Così ha descritto Montalcino il celebre critico che è tornato volentieri in un luogo che conosce bene tanto da avergli dedicato pagine importanti in passato. Questa mattina la sua lectio magistralis ha animato un Teatro degli Astrusi non gremitissimo ma sempre partecipe e attento.“Un’annata ad opera d’arte”, ha appassionato il pubblico presente che è stato coinvolto in un viaggio, tra immagini e parole, lungo circa 3.000 anni e che ha ripercorso le tappe più belle del forte rapporto che lega l’arte e il mondo del vino, due mondi solo apparentemente distanti e che quando si sono incontrati hanno finito per produrre, spesso e volentieri, dei veri e propri capolavori. Dal Mantegna a Michelangelo, dal Tiziano a Carracci, dal Caravaggio a Rubens fino a Guttuso, Sgarbi si è confermato critico sopraffino non facendo mai calare l’attenzione. Le sue parole, come sempre senza freni e a tratti “pungenti”, hanno scaldato il teatro in una soleggiata mattina di febbraio. Al termine del suo intervento, Sgarbi non ha lasciato Montalcino ma si è voluto concedere un tour tra le numerose bellezze storiche, artistiche e culturali di cui è ricca la nostra città. “Oggi il vino non è più un concetto popolare, ma universale - ha detto Sgarbi - e la sua è una cultura di massa. I valori legati al vino sono così elevati che ne fanno un bene dell’umanità, e con l’arte rappresentano un’unica idea di civiltà e di cultura. Un tempo c’erano artisti come Michelangelo ed i contadini producevano vino, oggi ci sono artisti sedicenti ma grandi produttori di vino”.
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