Ripercorrere le stanze e i corridoi della cantina della Tenuta Greppo, dove alla fine dell’Ottocento è nato il Brunello di Montalcino, crea sempre emozione. Biondi Santi è, e resta, uno dei pochi miti enoici del Belpaese. L’atmosfera è uguale a quella dei decenni passati, ma, a ben guardare, racconta il sito Winenews.it, si cominciano anche a vedere alcuni cambiamenti, portati dalla nuova proprietà, il gruppo francese EPI (Européenne dé Participations Industrielles) della famiglia Descours. Cambiamenti, tuttavia, mirati, e sempre con lo scopo di mantenere inalterata la coerenza della cifra dei vini a marchio Biondi Santi. Così accanto alle antiche vasche cubiche di cemento, cominciano a “fare capolino” tini in cemento grezzo a forma di tulipano, che convivono con i tronco conici di rovere, destinati alla fermentazione della Riserva. E poi ancora, tanti piccoli contenitori di acciaio dove si effettuano micro vinificazioni separate anche delle più piccole porzioni di vigneto, per “governare” una parcellizzazione spinta della vendemmia, conseguente al progetto di zonazione aziendale che è da poco partito. Un lavoro accurato di analisi, studio e scannerizzazione dei suoli (condotto, oltre che dallo staff interno, da una consulenza internazionale) che mette insieme agronomia, geologia e climatologia, come si conviene ad una zonazione senza compromessi, per sua essenza multidisciplinare.
Un intervento tutto all’insegna della modernità, ma decisamente in linea con la storia e la tradizione del Greppo. Anzi, proprio operato per amplificare al massimo quella storia e quella tradizione. Certo, Franco Biondi Santi conosceva i suoi vigneti come le sue tasche e non aveva bisogno di mappe o analisi del terreno. Ma oggi le decisioni tecniche sono frutto di un lavoro di team, servono informazioni il più dettagliate possibili per compiere le migliori scelte in nome della continuità. Già, perché l’attuale proprietà non ha proprio l’intenzione di stravolgere assolutamente nulla. Le cantine con la più antica tradizione, del resto, hanno “l’obbligo” di valorizzare il loro patrimonio storico, per rendersi sempre più immuni dal “morbo” dell’omologazione. Il Greppo, in questo senso, “è condannato” a valorizzarsi, e non soltanto a produrre vino. E il valore si crea dai vigneti che, per continuare a garantire espressioni originali di eccellenza assoluta, hanno bisogno di un’attenta e costante revisione delle loro potenzialità. L’amministratore delegato Giampiero Bertolini sta lavorando in questa direzione, conciliando la lunga tradizione del Greppo con un riposizionamento di mercato più consono al marchio.
Un processo che passa attraverso un piano di lungo respiro, con scelte rivolte più al prestigio del nome, che all’immediatezza del ritorno economico. Con un consolidamento anche del patrimonio vigneti: a settembre 2019, come già riportato da WineNews.it, 6 ettari di vigneto a Brunello sono stati acquisiti dalla confinante tenuta Poggio Landi (Bulgheroni Family Vineyards), sommandosi ai 26 ettari di vigna già di proprietà del Greppo, con l’obbiettivo di passare da una media di 90.000 bottiglie all’anno ad un potenziale produttivo complessivo di 110.000.
Non una rivoluzione, dunque, ma un’evoluzione, che ha come faro il mantenimento della coerenza stilistica dei vini e quindi della loro originalità. Che è stato constatato nel calice, in una degustazione in vista della prossima uscita (a primavera) del Brunello di Montalcino Riserva 2012 della Tenuta Greppo. L’ultimo vino firmato da Franco Biondi Santi, il “custode del Brunello”, a cui è stata dedicata l’etichetta (la sobria aggiunta di una strip sottile, con la semplice dizione “dedicato a Franco Biondi Santi”, coerente allo stile da lui stesso scelto quando celebrava bottiglie particolari, come quella del centenario nella Riserva 1982). Anche in questo caso l’azienda si è mossa in piena sintonia con lo stile e l’approccio della cantina, il cui legame con la famiglia Biondi Santi è rappresentato dal figlio di Franco, Jacopo, e dal nipote Tancredi.
“La natura riesce a creare cose belle, basta saper aspettare”, amava ricordare Franco Biondi Santi. E così è stato. La Riserva 2012 doveva essere in commercio già nel 2019, ma l’uscita è stata ritardata alla primavera di quest’anno, perché non era pronta. Ancora a qualche mese dal suo esordio commerciale il vino è semplicemente straordinario. Spiazzante per freschezza e complessità aromatica, personalità, coerenza stilistica e finezza gustativa. Un Sangiovese di quelli sussurrati, articolatissimo, a dir poco elegante ma deciso e con tutte le sue belle durezze, in perfetto accordo con il suo artefice.