Qualche settimana fa avevamo scritto come nel territorio di Montalcino le imprese registrate fossero 837 (dati Camera di Commercio di Siena), un numero stabile rispetto all’anno precedente ma che faceva riferimento al terzo trimestre del 2019. Allo stesso tempo sottolineammo la provvisorietà di questi numeri: era immaginabile attendersi come alla fine dell’anno qualcuno avrebbe abbassato le saracinesche definitivamente. Ipotesi che purtroppo si è trasformata in realtà. E non abbiamo fatto fatica a rendercene conto perché chi ha deciso di cessare la propria attività sono i negozianti del centro, luoghi che esistono da tantissimi anni e che ormai fanno parte della storia di un paese perché custodiscono saperi e memorie. Mentre i tempi cambiavano i proprietari erano lì, a rasare una barba troppo lunga o ad aggiustare un ferro con le loro mani. A Montalcino oggi è l’ultimo giorno del barbiere Paolo Cencioni, l’ultima ciocca e via, titoli di coda per una (bella) avventura che durava dal 1964. Fabio e Roberto Machetti spengono le luci alla storica tipografia “La Stella” di Montalcino, attività che resisteva da ben 124 anni e che spera di poter continuare a vivere con l’arrivo delle nuove generazioni. Chissà. Montalcino ma non solo perché oggi Torrenieri saluterà con calore anche Marcello Marelli, il barbiere in via San Giovanni, e lo studio fotografico dove lavora Fabio Minacci. Altre due attività longeve che se ne vanno mentre ci risulta che a Torrenieri c’è chi sta lottando per continuare a tenere le serrande alzate. Ma per quanto? I motivi di queste difficoltà sono diversi ma sempre quelli: dalle problematiche ad adeguarsi alle nuove regole previste dal 2020 e quindi Pos per i pagamenti con carta o bancomat, registratore di cassa elettronico e telefono fisso. E poi gli affitti, i clienti che hanno lasciato le botteghe per i centri commerciali, i ragazzi che non garantiscono un ricambio generazionale, l’online che è entrato di forza negli acquisti ma anche, forse, la mancanza di rilancio per i centri abitati e di politiche forti che incentivano l’apertura di nuove attività per i giovani. Lo abbiamo scritto più volte, su questi temi non bisogna sorvolare perché il commercio è l’anima di un paese. Istituzioni e associazioni di categoria, imprenditori: occorre parlarne tutti insieme. E non far passare altro tempo. Perché non c’è solo ricchezza, scavando si trova un territorio che purtroppo sta cambiando.
Un pensiero su “Torrenieri, che succede al commercio?”
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6 aprile 2025 12:45
Ma un piano per il commercio con incentivi agli esercizio di vicinato .. no? Perchè il comune non lo fa? E probabile che nei prossimi mesi ci saranno altri negozi in tutto il territorio comunale che chiuderanno. Perchè non dare incentivi con un piano del commercio funzionale e impostato sul mantenimento e sostegno dei piccoli esercizi di vicinato?