I francesi investono ancora nel Brunello di Montalcino: la famiglia Descours, che controlla il gruppo francese Epi, dopo aver acquisito nel 2017 la Tenuta Greppo Biondi Santi, cantina-mito dove è nato nell’Ottocento il Brunello di Montalcino, è prossima all’acquisizione, come anticipato da WineNews, di 6 ettari di vigneto a Brunello, in una zona di assoluto pregio, vicinissima al Greppo (che di ettari a Brunello ne ha già 25 di proprietà), ovvero quelli della microzona San Polo, ad oggi di proprietà del magnate argentino Alejandro Bulgheroni, che resterebbe comunque in possesso di ben 35 ettari a Brunello, in due ottimi areali (27 ettari a Poggio Landi e 8 ettari a Podere Brizio).
Un affare importante (che dovrebbe arrivare alla firma nei prossimi giorni) non solo per le cifre ipotizzabili, visto che gli ettari migliori di Brunello di Montalcino, da stime di WineNews, vedono quotazioni ben oltre il milione di euro ad ettaro, ma anche perchè conferma l’appeal del territorio da cui nasce uno dei vini più prestigiosi d’Italia e del mondo, su cui si continua a credere, sia dal punto di vista economico che di potenziale qualitativo.
Con il gruppo francese Epi che, dunque, investe ancora per far crescere la storia, già leggendaria, della Tenuta Greppo Biondi Santi, oggi condotta dall’ad Giampiero Bertolini, il valore della sua produzione (passando da una media di 80.000 bottiglie all’anno ad un potenziale di 110.000 bottiglie), mantenendo sempre fermo il dogma della qualità e tipicità assoluta, e, di conseguenza, quello del brand. Mentre Bulgheroni (che, in pochi anni, ha investito in Toscana oltre 120 milioni di euro tra Dievole, nel Chianti Classico, Tenuta Meraviglia e Tenuta Le Colonne, a Bolgheri, ed a Montalcino, mettendo insieme 330 ettari di vigna nei territori più importanti di Toscana), confermerebbe così una posizione di assoluto rilievo tra i produttori di Montalcino, con 35 ettari a Brunello (peraltro acquisiti, insieme a quelli ora ceduti, tra il 2012 ed il 2016, quando le quotazioni degli ettaro erano ben più basse, meno della metà dei livelli di oggi, con un’evidente rivalutazione patrimoniale, ndr) e la Tenuta di Poggio Landi, che ha visto da poco concludersi i lavori di ristrutturazione (su cui oltre all’acquisto ha investito 3 milioni di euro). Con un progetto di impresa guidato dalla grande passione per il vino (e per l’olio) che il petroliere argentino ha più volte raccontato a WineNews, ma incardinato sul sano principio dell’autonomia economica di ognuna delle diverse aziende. Il cui obiettivo è coniugare qualità della produzione e bellezza del territorio, come dimostra proprio l’investimento del petroliere argentino con Poggio Landi, che poggia sulla sommità di una collina da cui l’occhio si perde, a 360 gradi, nella Val d’Orcia Patrimonio Unesco, tra il monte Amiata, le perle del Rinascimento Pienza e San Quirico e la collina intera della medievale Montalcino.