Il Giappone dopo 31 anni ha riaperto la caccia alle balene e l’appello per fermare questa scelta arriva a quasi 10.000 chilometri di distanza, precisamente da Montalcino. “Magari sarà una goccia sul mare, ma perché non provarci?”, si chiede Hubert Ciacci, che il 29 agosto, insieme agli altri due esponenti leghisti Duilio Landi e Manuela Machetti, ha sottoposto in consiglio comunale il seguente ordine del giorno: “reintroduzione in Giappone della caccia ai cetacei per scopo alimentare”.
Nella terra del Sol Levante la caccia alle balene era stata sospesa nel 1988, ma la pratica era continuata per discutibili scopi di ricerca scientifica, uccidendo centinaia di cetacei ogni anno. Adesso il governo nipponico è prima uscito dall’International Whaling Commission, l’organizzazione internazionale che si occupa di regolare la caccia alle balene nel mondo, e poi ha aperto alla caccia per scopi commerciali. “Una grave violazione dei trattati internazionali che mette a repentaglio la sopravvivenza della specie a rischio estinzione, retaggio di una mentalità imperialistica”, spiegano i leghisti nella mozione votata all’unanimità dai 12 consiglieri comunali (assente la sola Maria Luisa Goddi).
Cosa succederà adesso? Intanto verrà chiesto alle associazioni che intrattengono attività di collaborazione con il Giappone di sospenderle. Poi la delibera sarà inviata all’Anci, puntando a coinvolgere il maggior numero di Comuni italiani. A quel punto una delegazione dovrebbe portare l’istanza direttamente al Ministero degli Esteri, guidato da Luigi Di Maio, affinchè faccia pressioni al Giappone e alla sua ambasciata in Italia. Sembra una missione impossibile, perché di fronte c’è uno Stato che non ascolta neanche i più alti organismi internazionali, Onu in testa. Ma in fondo tentar non nuoce. E se mai arrivasse un pur minimo risultato, Montalcino, in quanto capofila, potrà rivendicarlo.