Stenta a decollare il piano di rilancio del parco archeologico della Pieve di San Pietro a Pava. Inaugurato nel 2014 per volontà dell’allora Comune di San Giovanni d’Asso in sinergia con l’Università di Siena (e altri atenei italiani e internazionali), il parco, che ospita la più antica chiesa scavata in estensione in Toscana e uno dei cimiteri più grandi d’Europa, ha subìto una fase di stop dovuta alla fusione con Montalcino. “Lo scorso anno è stato dedicato a lavori di risistemazione, il 2019 è vocato al reperimento di fondi con la speranza di andare a regime dal prossimo anno”, spiega Stefano Campana, già responsabile scientifico degli scavi di Pava e socio dell’omonima Fondazione, associazione no profit creata, in primis, per favorire la conoscenza e la tutela delle risorse archeologiche e storiche della Val d’Asso.
Tra i membri fondatori c’era anche il Comune di Montalcino, che però nel settembre 2018 ha optato per il recesso, confermando comunque la volontà di sostenere in maniera indiretta, di volta in volta, le attività della Fondazione. Dall’amministrazione comunale (che aveva pensato di inserire l’area di Pava all’interno del bando per la gestione dei servizi culturali e turistici) sono arrivati circa 10.000 euro per il prossimo triennio, una cifra che al momento non è sufficiente per far partire il piano presentato, che prevedeva, tra le altre cose, un workshop di archeologia sperimentale, dei campi solari per bambini e la pubblicazione della monografia degli scavi a Pava (dal 2004 al 2014). La Fondazione continuerà a cercare finanziamenti privati (da segnalare il contributo dell’azienda Le Ragnaie) e parteciperà ad un bando Mps, nella speranza di riuscire a far decollare un’area archeologica che ha visto concentrarsi per un decennio studi, ricerche e campagne di scavo ed è stata al centro di convegni, incontri e pubblicazioni.