Dopo il 2017, annus horribilis per l’agricoltura senese a causa della forte presenza di ungulati che ha causato danni per oltre 1,5 milioni di euro alle aziende del territorio, il 2018 aveva segnato un miglioramento. Ma nel 2019 la situazione è nuovamente peggiorata. “Quest’anno, in seguito all’ordinanza di sospensione della braccata al cinghiale fino al 17 settembre, data in cui ci sarà l’udienza di merito, pronunciata dal Tar della Toscana, in seguito al ricorso di alcune associazioni ambientaliste, ci aspettiamo un nuovo aumento dei danni alle produzioni agricole - spiega Coldiretti Siena - senza contare che numerose aziende non possono effettuare richiesta dei danni perché non in possesso dei requisiti richiesti dal Praf che risultano essere stringenti ed inadeguati alle mutate condizioni delle imprese agricole”.
Mentre per il cinghiale gli strumenti a disposizione hanno portato a qualche risultato positivo, la nuova emergenza sembra essere il capriolo, animale in forte aumento e sottoposto ad un regime di protezione esasperato che sta mettendo a rischio produzioni agricole di pregio. Per quanto concerne la “questione” predatori, in Toscana vi è la presenza di oltre 750 esemplari di lupo ai quali si devono aggiungere un numero imprecisato di ibridi e randagi.
Per capire l’emergenza che le aziende zootecniche stanno subendo basti pensare che nel triennio 2014/2016 sono state presentate 1.348 domande per un ammontare di 2,5 milioni di euro, per il 2017 590 domande per un ammontare di 460.000 euro di danni diretti ed oltre 1,5 milioni di euro di danni indiretti.
“Per il 2018, essendo la presentazione delle domande scaduta il 31 marzo 2019, stiamo calcolando il totale delle richieste di risarcimento, ma siamo sicuri che sono numeri destinati a salire, in virtù del fatto che le nostre aziende stanno subendo attacchi quotidiani - commenta ancora Coldiretti Siena - Da non dimenticare, in ultimo, che troppe aziende rinunciano a denunciare gli attacchi, non credendo più in un sistema di risarcimento troppo lento ed inadeguato alle reali perdite aziendali. Ci troviamo di fronte ad una vera emergenza, troppo spesso sottovalutata, in cui l’agricoltura sta pagando un prezzo troppo alto sia in termini economici che occupazionali”.