Clima disteso e familiare, gesti informali che ricordano tanto un approccio in stile “Papa Francesco” e persino il rintocco delle campane di Sant’Agostino in suo onore. Ieri Montalcino ha abbracciato il suo nuovo arcivescovo, Augusto Paolo Lojudice, che a sette giorni dall’insediamento ufficiale ha voluto visitare per la prima volta il territorio del Brunello. “Non c’ero mai stato prima d’ora, è stata una bella scoperta”, spiega lui al termine della messa celebrata nel Duomo alla presenza del parroco don Antonio, di tanti fedeli e delle varie autorità, dal sindaco ai Carabinieri, dai rappresentanti dei Quartieri al presidente del Consorzio del Brunello.
“Siamo lieti di accoglierla in questa chiesa, a cui i montalcinesi sono legati come lo sono per le altre 27 del territorio”, ha detto il sindaco Silvio Franceschelli, che lo aveva già incontrato a Siena nell’altra veste, in qualità di presidente della Provincia. “La nostra è una terra solidale, in cui convivono oltre 60 etnie diverse e il 18% di stranieri. A settembre-ottobre inaugureremo i costumi del Corteo Storico, spero possa essere presente a benedire il futuro della comunità”.
Romano, 55 anni, per quattro anni vescovo ausiliare di Roma e vescovo titolare di Alba Marittima (Croazia), Lojudice è stato nominato il 6 maggio da Papa Francesco nuovo arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, succedendo ad Antonio Buoncristiani, dimessosi per raggiunti limiti d’età. “Come ho trovato Montalcino? È un paese ordinato, tranquillo - spiega Lojudice alla Montalcinonews - io provengo da una grande città, dove il caos regna sovrano. Qui c’è una qualità di vita migliore, si respira una bella aria che facilita la convivenza”.
Il nuovo arcivescovo, da sempre attento alle tematiche legate all’integrazione (è segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei), guarda con favore ai numeri di Montalcino, dove la presenza degli stranieri è il doppio della media nazionale. “Siete riusciti a organizzare nel modo più efficiente e giusto un’accoglienza che non deve essere mai cieca e indiscriminata. Questo modello va esportato; se funziona qui perché non dovrebbe funzionare in altre realtà?”.
Se il suo predecessore, Buoncristiani, si vedeva poco da queste parti, l’impressione è che con Lojudice ci sarà un bel cambio di passo. “In una settimana ho girato dieci parrocchie, in tutto sono una sessantina quindi tra poco rinizierò un secondo giro”, sottolinea il vescovo romano. Un’occasione potrebbe essere per i festeggiamenti della Sagra del Tordo. “Cercherò di essere presente in ogni modo. Chiederò ai sacerdoti e agli amministratori pubblici di aiutarmi a comporre il prima possibile un’agenda per non sovrapporre le varie iniziative”.
Dopo l’intervista, il nuovo arcivescovo ha attraversato le strade della città, ha visitato Sant’Agostino (con tanto di rintocco di campane di don Antonio) ed è arrivato al Centro “Ireneo Chelucci”, per un semplice convivio. Poi è arrivato il momento del saluto. Un arrivederci, ovviamente. “Mi vedrete spesso”, ha sorriso Lojudice. Che ha già conquistato Montalcino con la sua semplicità.
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