Per certi versi si chiude una pagina importante della vita di molte persone. Perché il medico di famiglia è quasi come se fosse un parente aggiuntivo: sarà perché ci conosce come pochi altri, sarà perché spesso affidiamo a lui, oltre alla nostra salute, anche qualche timore che non riusciamo a scacciare via. Il medico è un punto di riferimento, sappiamo che su questa figura possiamo sempre contare. E sappiamo anche che, quando appenderà il camice bianco al “chiodo”, un minuto dopo ci mancherà. E così è successo anche a Montalcino. Già, perché il dottor Roberto Talenti è andato in pensione. Dopo anni e anni di visite, consigli, chilometri tra un ambulatorio e l’altro, ricette e viaggi nelle case dei pazienti dopo aver ricevuto una telefonata improvvisa, anche per lui è arrivato il momento del meritato riposo. Dalla fine di maggio Talenti è in pensione e tanta gente ha voluto sottolineare il legame che ha avuto in questi anni con lui. Ci hanno contattato più persone per raccontarcelo. E allora noi il dottor Talenti lo abbiamo invitato in redazione per fare due chiacchiere e lui, questa volta in abiti “casual”, ha accettato volentieri di venire a farci visita. Il suo posto è stato preso dal dottor Bernardino Mandarini, senese, che però sarà a Montalcino provvisoriamente. Prossimamente arriverà un concorso e, probabilmente ad ottobre, avverrà la nomina del titolare.
“Come mi sento? Mi sembra di essere in ferie - spiega sorridente Roberto Talenti - adesso andrò un po’ al mare, farò il nonno, aiuterò in famiglia. Questo lavoro ti lascia un po’ di cose in sospeso e ora cercherò di recuperare”. Era gli inizi degli anni ‘80 quando Talenti iniziò il suo percorso a Montalcino, prima come guardia medica ed effettuando le sostituzioni. Poi l’incarico di medico di famiglia con il massimale raggiunto (1.500 pazienti) poco dopo che la metà del decennio era superata conservandolo fino a pochi giorni fa. Laureato a Siena, Talenti a 68 anni saluta i suoi pazienti. Ha capito che era il momento giusto per staccare la spina in un mestiere particolare che richiede attenzione, pazienza e concentrazione. “Per me è sempre stato un impiego di tipo sociale - continua Talenti - mi sono considerato un “medico di campagna” ponendomi come un amico per cercare di risolvere i problemi. La popolazione sta invecchiando, l’età media cresce ma bisogna considerare come ci si arriva, per gli anziani bisognerebbe fare di più. I giovani in generale vengono meno, è vero, ma sempre più spesso chiedono consigli, un aiuto per le loro insicurezze. Ho viaggiato da un ambulatorio all’altro: Montalcino, Castelnuovo dell’Abate, Sant’Angelo Scalo, Sant’Angelo in Colle e Camigliano. La professione sta un po’ sta cambiando, diventa tutto più centralizzato e anche questo è importante, ma così forse si perde il contatto umano. E io ho sempre cercato di privilegiare i rapporti diretti, quando mi telefonavano per una visita a casa partivo subito”.
L’ambizione di diventare dottori non manca a tanti ragazzi. Quale consiglio si sente di dare alle nuove generazioni? “Non bisogna farlo per il fascino del camice bianco ma perché ci si crede. Quali sono i requisiti per questa professione? La conoscenza, ma questa ce l’hanno tutti, poi ci vuole disponibilità, saper ascoltare e capire la gente, comunicare bene con loro”. Fare il medico vuol dire essere sempre pronto, partire presto e tornare tardi la sera a casa. Ma le gratificazioni non mancano. “Ho visto crescere bambini che poi sono diventati adulti, fare il medico di famiglia ti consente di essere presente in modo positivo nella vita degli altri. Ho passato una parte, bella, della mia vita a fare il medico. Adesso un po’ mi dispiace ma è giusto così. Ai miei pazienti dico che sono sempre nella mia mente e nel mio cuore, gli auguro il meglio per il futuro”.