Il mondo del cinema e dell’arte è in lutto. Se ne è andato a 96 anni, nella sua casa a Roma, Franco Zeffirelli, per tutti il “Maestro”. Peso massimo della cultura italiana del 900, Zeffirelli è stato sceneggiatore, regista, scenografo e attore. Uomo senza peli sulla lingua, da vero fiorentino purosangue, con un’intelligenza e una visione unica, lascia sin da subito un grande vuoto in Italia. Già perché di personaggi di questa statura se ne vedono veramente pochi all’orizzonte. Fino alla fine Zeffirelli ha continuato a lavorare, il suo ultimo lavoro, frutto di un impegno pluriennale, è stata la regia di una nuova Traviata che aprirà la stagione del Festival lirico all’Arena di Verona il 21 giugno. Ma altri progetti internazionali erano in cantiere. Regista teatrale e cinematografico di successo, Zeffirelli agli inizi era stato collaboratore di Luchino Visconti, uno dei padri del neorealismo e tra le più influenti personalità del cinema mondiale di tutti i tempi.
Nominato Sir dalla regina Elisabetta (non ce ne sono altri in Italia) per il suo lavoro di adattamento per lo schermo delle opere di William Shakespeare, due candidature agli Oscar, vincitore di cinque David di Donatello, le sue opere omaggiate in tutto il mondo, il Maestro Zeffirelli ha lasciato un segno importante anche a Montalcino. Correva l’anno 1971 quando la nostra cittadina fu al centro delle riprese di “Fratello Sole, Sorella Luna”, dedicato alla figura di San Francesco e Santa Chiara. Nella Fortezza di Montalcino, che per l’occasione ospitò la riproduzione in cartapesta di una chiesa, fu girata una scena simbolo, quella in cui San Francesco si spoglia di tutte le ricchezze per vivere all’insegna della povertà estrema e in Dio, attraverso le Sue creature. Ma tanti sono i ricordi di quel set, come quel famoso 17 giugno 1971 quando fu organizzata una partita attori-staff contro le comparse di Montalcino: Paolo Rubegni, Luciano Mazzuoli, Massimo Ferretti detto “Joe”, Contrano Casali e Loriano Grassi, sono alcuni degli abitanti della città del Brunello che, con indosso la maglia della squadra di Montalcino creata per l’occasione, si fecero onore battendosi con valore e divertendosi molto, ricevendo poi i meritati applausi dagli spalti pieni. E anche nei primi anni ’80, quelli del Festival Internazionale dell’Attore, poteva capitare di trovare Zeffirelli a passeggio in centro insieme ad altri personaggi importanti. Bei tempi per Montalcino, adesso sono solo ricordi per qualcuno.
Zeffirelli rimase colpito dai nostri paesaggi, rimasti immutati nei secoli, proprio da quei panorami disegnati di colline e costellati da olivi con i meravigliosi cipressi, le vigne ordinate, i campi arati, le piccole pievi e i castelli, una perfetta scelta per un esteta come Franco Zeffirelli per girare “Fratello sole, sorella luna”. Ma il Maestro ebbe un colpo di fulmine anche per l’Abbazia di Sant’Antimo. Già perché c’è una scena importante di questo film quando, nella celebrazione della messa, Francesco è attratto da un’intensa luminosità che lo guida ad abbandonare le proprie ricchezze per vivere in povertà. Questa fu ambientata nella magnifica Abbazia di Sant’Antimo e le sue meraviglie affascinarono a tal punto Zeffirelli da voler contribuire al restauro e alla manutenzione di questo luogo sacro. Una delle travi che sorreggono il tetto della chiesa fu infatti regalata dal regista e riporta un incisione che ricorda la donazione di Zeffirelli. Sarebbe interessante scoprire cosa penserebbe oggi il regista fiorentino dell’Abbazia, che è cambiata così tanto da quegli anni, purtroppo non abbiamo più tempo per chiederglielo.
“Con la morte di Zeffirelli - ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi - se ne va un altro grande del Novecento, un classico, un esponente di primo piano del patrimonio culturale ed artistico del nostro Paese. Ha segnato un’epoca del cinema e del teatro italiano partendo con Rosi e Visconti e realizzando veri capolavori per il pubblico della Scala o del Metropolitan come per quello del grande schermo, ridando vita a grandi testi classici come quelli di Shakespeare, Puccini o Verga. A Firenze, sua città natale e alla quale resterà per sempre legato, aveva dedicato un commovente documentario dopo l’alluvione del 1966 e aveva deciso, pur tra mille difficoltà, di regalare il Centro internazionale per le Arti dello Spettacolo, una parte di eredità del suo lavoro. A nome di tutta la giunta regionale esprimo le condoglianze per la sua scomparsa”. Sarebbe bello e doveroso che anche Montalcino e le nostre istituzioni omaggiassero un grande uomo di cultura che decise di girare proprio da noi uno dei suoi capolavori più celebri e il cui apprezzamento per il territorio in cui viviamo è stato concreto e testimoniato dai fatti.
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