Le recenti elezioni europee ci forniscono un dato su cui riflettere. A Montalcino il Partito Democratico ha ottenuto la maggioranza relativa (37,85%), riuscendo a tenere dietro le forze politiche attualmente al governo, Lega e M5S. Ma questi numeri, apparentemente positivi, sono in realtà allarmanti se rapportati con quelli delle elezioni precedenti, risalenti al 2014. In quell’occasione il Pd strappò un perentorio 66% e lasciò le briciole agli oppositori (l’M5S, secondo partito, si fermò al 12,57%, il centrodestra raggiunse il 16%). Furono 1.538 gli elettori che votarono Pd, mentre adesso, considerando l’ex Comune di Montalcino, sono stati 790. In cinque anni, quindi, il centrosinistra ha praticamente dimezzato i voti. Un dato impressionante, in parte già percepito nelle elezioni politiche del 2018, da leggere assieme ad un disinteresse diffuso nei confronti della politica.
I numeri parlano da soli. Lo scorso ottobre, per le votazioni del segretario generale del Pd della Toscana, a Montalcino hanno votato appena 34 iscritti. Nell’epoca d’oro, tra gli anni Sessanta e Settanta, erano 800 i tesserati del Partito Comunista Italiano. E non finiva qui, perché sul territorio non esisteva solo il Pci. Molti erano i partiti rappresentati che vedevano, tra le loro fila, tesserati di ogni età ed estrazione sociale seguire la scena politica, schierarsi, partecipare a livello locale.
Negli ultimi anni è accaduto un cambiamento radicale sul quale dobbiamo necessariamente riflettere. Un’assenza di dibattito e confronto pubblico dovuta a disamore, sfiducia e probabilmente anche a una mancanza di attività da parte delle istituzioni. Un esempio su tutti: la Festa dell’Unità, cancellata da tre anni. Un appuntamento storico, una tradizione che andava avanti dagli anni Quaranta e che portava a Montalcino migliaia di persone per i concerti di nomi del calibro di Gino Paoli, Roberto Vecchioni o i Nomadi. E a proposito di Nomadi, il rischio, in questa situazione di smarrimento, è quello di sentirsi un po’ “vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro”.