Il 15 maggio negli spazi dell’enoteca La Fortezza si è svolto un doppio appuntamento dedicato ai vini di Josko Gravner, uno dei produttori di vini naturali più famosi al mondo. La figlia di Gravner, Mateja, ha raccontato la storia dell’azienda friuliana, che ha deciso di sposare la tutela del territorio e di far prodotti di qualità. Un gesto di rottura con la tradizione della zona. Parliamo del confine tra Italia e Slovenia, terra che ha visto tante battaglie e guerre sanguinarie. Un territorio che durante la guerra soffriva la fame, e che quindi vedeva di buon occhio più la quantità che la qualità (un detto famoso, raccontato da Mateja, era: “meglio dieci mele così così, che tre mele perfette”). Per questo motivo, quando i Gravner decisero di puntare sulla qualità, la gente del posto li dava per matti. Altro episodio cruciale è il viaggio di Josko Gravner in Georgia, in macchina blindata perché era appena caduto il regime sovietico, per cercare un produttore di anfore. Da lì è cominciata la storia dei suoi famosi vini in anfora di terracotta.
Mateja Gravner ha parlato davanti a una quarantina di persone, tra le quali diversi produttori di Brunello, offrendo l’ultimo vino in commercio, il Ribolla 2011. Poco dopo, a cena, i piatti sono stati accompagnati da una verticale di Ribolla 2010, 2009, 2008, 2003 e una magnum di Pinot Grigio del 2007.
“Se il vino non tocca il cuore e l’anima, è solo una bibita”, ama raccontare Josko Gravner. E cuore e anima saranno le parole al centro dei prossimi eventi. Perché l’idea è di dare seguito all’appuntamento con Mateja, per approfondire altri vini (il prossimo potrebbe essere il Barolo, invitando Teresa Mascarello o Giacomo Conterno) e soprattutto far diventare della Fortezza un luogo di aggregazione per tutta Montalcino.