L’esempio di Montalcino per la politica del futuro

Fabio Pellegrini, ex consigliere comunale di Montalcino“Il libro nasce da un’esperienza originale, negli anni Sessanta. Ero entrato in consiglio comunale da indipendente, nella lista socialista. Montalcino era una delle aree più povere del mondo. In pochi anni passò da 10.000 a 5.000 abitanti, non c’era nessuna prospettiva di lavoro, i contadini erano scappati, attratti dall’industrializzazione. Rimase una miseria profonda nelle campagne. Di fronte a questo spopolamento c’era chi andava a cercare gli industriali per farli venire qui. La novità è stata quella di andare controcorrente, di proporre l’olio d’oliva ma soprattutto il Brunello: l’agricoltura come prospettiva. Ci davano per matti, nessuno ci credeva”. A parlare, alla Montalcinonews, è Fabio Pellegrini, ex consigliere comunale di Montalcino e autore del libro “Governo locale. Creatività con lo sguardo al futuro. L’esempio di Montalcino”, edito da Effigi e presentato il 3 maggio nella sala del Consiglio Comunale di Montalcino.

La parola chiave è creatività. Inventarsi soluzioni, assumersi delle responsabilità. “A Montalcino a quei tempi c’era una visione territoriale, un’ambizione implicita - continua Pellegrini - volevamo abbattere le mura di Siena, avere un’area di compensazione col Nord, aggregando i comuni a Sud di Siena per avere un peso maggiore. Facevamo i consigli comunali riuniti dei comuni della zona. Un tema che ora potrebbe essere la soluzione di tanti problemi. Ma quello che ci manca è il senso civico, lo sforzo di trasformare un insieme di abitanti in comunità. Pecchiamo anche a livello di Nazione”.

“Dietro a questo libro c’è la storia di un paese, del suo far fronte ad una crisi che poteva essere irreversibile, di una classe dirigente che riesce a risolvere l’emergenza”, racconta il giornalista e docente universitario Maurizio Boldrini, che ha moderato la giornata di presentazione. “A Montalcino si predicavano sì le ideologie, ma poi si andava dai mezzadri a spiegare perché dovevano farsi padroni delle loro terre e svilupparle. È grazie alla concretezza che qui ha attecchito il comunismo. Si parla di un atteggiamento pedagogico, il ragazzo colto che va dal contadino e dice: non vendere, cerca tu di diventare proprietario. Montalcino da un lato rappresenta il massimo dell’ideologia comunista, dall’altro il massimo del pragmatismo. Il benessere di questo paese ha le gambe lunghe. Quello che siamo oggi lo si deve a questo grande spirito che in questo libro è narrato. Il libro va letto lentamente, e vi si trovano molti dei perché e dei per come della Montalcino attuale”.

“Il libro non degenera mai in un autobiografismo eroico, non c’è enfasi o volontà di assumere il primo piano - interviene lo storico Roberto Barzanti - Fabio entrò nel consiglio comunale di Montalcino nel 1964, a 26 anni, da indipendente. Mi ricordo il suo intervento. Uno si potrebbe aspettare un discorso stizzito, venato di polemica, invece lui rivelò l’incapacità della sinistra di farsi governo, di avere l’accesso legittimato al potere in chiave nazionale”. Per Barzanti Montalcino è stato “un miracolo di un ceto dirigente politico, da Ilio Raffaelli ad Assunto Pignattai fino a Mario Bindi. Persone che avevano una grande capacità di dialogo”.

L’altro tema che espone l’ex sindaco di Siena è l’intercomunicabilità. “I comuni sono una grande forza ma non se ognuno agisce per se stesso o in opposizione. Non è un caso che uno dei pochi esiti positivi delle fusioni sia accaduto qui. C’è anche una radice gastronomica che non guasta (il riferimento è al tartufo e al Brunello, ndr). C’è una forte apertura, questo perché Montalcino si è sempre sentita una città, quasi una capitale mancata, un centro al confine tra il senese e la Maremma”.

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