La Toscana del vino si avvia verso una riapertura degli Albi dei Vigneti delle principali denominazioni regionali. Strumento, quello degli Albi delle Dop enoiche, di cui, peraltro, la Regione Toscana è stata pioniera in Italia. È il rumors, intercettato da Winenews.it, dopo che, nei giorni scorsi, il Consorzio della Doc Bolgheri ha chiesto ufficialmente alla Regione stessa “la concessione di 120 ettari di nuova superficie rivendicabile destinati alla denominazione Bolgheri tipologie rosso e di 70 ettari destinati alla denominazione Bolgheri tipologie bianco”, un totale di 190 ettari su poco più dei 1.370 attuali. Non si parla di nuovi impianti, bensì di ettari vitati ma attualmente non rivendicati a Doc Bolgheri.
Adesso, dopo l’invito della Regione ai Consorzi a presentare dei Piani di programmazione triennale, con l’obiettivo primario di arrivare ad un equilibrio sul mercato, pare che molte delle denominazioni più prestigiose stiano valutando seriamente di seguire la strada aperta da Bolgheri (la cui domanda è in attesa di una risposta che, salvo sorprese, dovrebbe essere positiva). Un tema assai delicato, quello della gestione del potenziale viticolo, da un lato imbrigliato nel Regolamento europeo sulle autorizzazioni per i nuovi impianti, che consente ad ogni Paese Ue una crescita dell’1% annua (ma, nello specifico della riapertura degli albi, non è questo il caso, ndr), che, per alcune denominazioni, è più che abbondante, per altre decisamente insufficiente, dall’altro influenzato dalla tenuta del mercato (al netto dell’andamento stagionale che, ovviamente, influisce in maniera diretta sui volumi di produzione) ma anche dai valore degli ettari che, nelle Docg e Doc più importanti, sono arrivati a quotazioni vertiginose.
A Montalcino, per esempio, per un ettaro vitato a Brunello siamo ormai sul milione di euro ad ettaro, a Bolgheri si oscilla tra i 400.000 ed i 500.000 euro, ma sono quotazioni importanti, anche in relazione ai prezzi medi dei vini, anche quelle di Chianti Classico (tra i 170.000 ed i 200.000 euro ad ettaro), del Nobile di Montepulciano (120-150.000 euro ad ettaro), mentre più “abbordabili” sono le quotazioni del Chianti, tra i 70.000 ed i 90.000 euro ad ettaro. Valori che, in parte, come per tutte i beni, riflettono anche le dimensioni dell’offerta, in questo caso il volume di ettari, visto che dei 60.000 ettari vitati della Toscana (dati Ismea), di cui oltre il 90% Dop, il Chianti copre da solo il 33,1% del vigneto a denominazione, il Chianti Classico il 12,7%, seguite a distanza da Maremma Toscana (4%), Brunello di Montalcino (3,9%), Morellino di Scansano (3,2%), Nobile di Montepulciano (2,8%), Bolgheri (2,5%), Vernaccia di S. Gimignano (1,9%), Rosso di Montalcino (1,2 %), Rosso di Montepulciano (0,9%), Bianco di Pitigliano (0,5%). E, di conseguenza, un eventuale aumento del numero degli ettari rivendicabili, potrebbe portare, almeno in alcuni casi, ad un ridimensionamento generale delle quotazioni dei vigneti stessi. Ma, al di là dei numeri, la probabile riapertura degli albi dei vigneti delle Dop toscane (il cui iter prevede, in ogni caso, la richiesta da parte dei Consorzi e poi l’approvazione da parte della Regione, sentita la filiera e le sue rappresentanze, che ha comunque l’ultima parola, ndr) sarebbe un segnale da cogliere con grande attenzione per tanti altri territori del vino italiano.