Nel giro di un anno le quotazioni all’asta delle bottiglie di Brunello sono aumentate in media del 14%. Lo rivela Milano Finanza, che compara i prezzi 2017-2018 di 14 bottiglie di Brunello di Montalcino firmate da cinque produttori diversi: Frescobaldi, Gaja, Il Poggione, Soldera e Valdicava.
Il più presente, con otto Riserva, è Case Basse. Mentre Montalcino sta ancora elaborando il lutto per la scomparsa del suo proprietario, Gianfranco Soldera, il marchio Case Basse è cresciuto del 12,5%. Le quotazioni ottenute dagli altri quattro produttori, con una sola o due bottiglie, possono contribuire solamente all’analisi dei risultati complessivi del Brunello. L’exploit più grande lo segna il Brunello di Montalcino 2004 de Il Poggione (+153%), venduto ad ottobre 2018 all’asta Sotheby’s a New York a 107,54 euro a bottiglia (era 42,43 euro nell’anno precedente). Quasi raddoppia (+81%) il prezzo del Brunello di Montalcino 2001 di Valdicava, battuto da Sotheby’s a 158,21 euro a bottiglia (mentre la Riserva Madonna del Piano 2004 della stessa griffe resta immutata a 100,41 euro). Troviamo poi il Brunello di Montalcino 1997 di Castelgiocondo, venduto da Christie’s a 72,20 euro (+11%). Chiude Pieve Santa Restituta (Angelo Gaja), che vede un +12% del suo Sugarille 1998, battuto da Bolaffi a 50 euro, e un -10% del Sugarille 2004 (Bonhams, 78,34 euro).
La media di tutti i valori confrontati è del 14%. La cifra cambia però se si sommano i risultati di tutti e 28 i Brunello quotati nel 2018 e nel 2017 (+46%). Un aumento, spiega il giornalista Cesare Pillon, “provocato dalle Riserve del Brunello Biondi Santi, che hanno recuperato nel 2018, con un aumento del 72%, le perdite di oltre il 60% subite l’anno prima”.