Con il suo lavoro ha contribuito a far crescere e qualificare l’intera professione e chi, a partire dai più giovani, conoscendone la filosofia e la sua messa in pratica, intraprende il suo stesso mestiere: da enologo ad enologo, domani all’Hosteria Toblino a Sarche di Calavino, Assoenologi dedica un ricordo-tributo alla professionalità ed eredità di Rudy Buratti, direttore enologo di Banfi, prematuramente scomparso, le cui radici affondano proprio in Trentino. Con una “foglia di Sangiovese”, simbolo della passione per la vite ed il vino.
È dai vigneti trentini che Buratti era “sceso” in Toscana, per entrare in Banfi, giovanissimo, nel lontano 1983, innamorato della cantina che ha fatto conoscere il Brunello di Montalcino nel mondo, dove aveva lavorato al fianco dell’enologo-manager Ezio Rivella per quasi 20 anni, prima di assumersi, a partire dal 1999, la totale responsabilità produttiva dell’azienda, artefice di alcuni tra i vini italiani più rappresentativi ed emozionanti. “Una professionalità guidata da un forte carattere, tipicamente trentino, lucido e preciso, e com’è proprio di un grande enologo - lo ricorda il direttore di WineNews Alessandro Regoli - ma anche da una grande passione che abbiamo condiviso in una lunga amicizia, con me, toscano schietto, scorbutico e un po’ brontolone, e che, grazie ad un dialogo ed uno scambio costante di idee, ha permesso di accrescere competenze e professionalità anche nel mio mondo, quello della comunicazione enologica”.