Il 25 novembre si è celebrata la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, istituita nel 1999 dall’Onu per contrastare, anche con la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, questa piaga sociale e sanitaria che non conosce confini di età, nazionalità, religione, livello sociale. Da otto anni in Toscana è attivo il Codice Rosa, un percorso riservato alle vittime di violenza nato da una intuizione di Vittoria Doretti (responsabile della Rete regionale del Codice rosa) e della Procura della Repubblica, in collaborazione con i centri antiviolenza, punto di riferimento fondamentale per il sostegno alle vittime.
Nel territorio senese, dallo scorso maggio, è attivo uno sportello anche a Montalcino, nel Presidio Polifunzionale “Casa della Salute”. Ma la convenzione tra Centro AntiViolenza di Siena e Società della Salute scadrà il 7 dicembre, e siccome lo sportello è aperto il secondo e il quarto giovedì del mese (ore 11-15), oggi è stata l’ultima volta che è rimasto operativo. E difficilmente riaprirà i battenti. “La decisione spetta alla Società della Salute, ne parleremo presto ma i numeri non sono granchè”, ci spiega Laura Carli, una delle operatrici di Donna Chiama Donna presenti a Montalcino. “Abbiamo fatto anche una manifestazione importante al Teatro degli Astrusi, col Procuratore della Repubblica e un avvocato famoso, ma in questi mesi sono venuti solo dei genitori di una ragazza. La gente, si sa, non ama venire in loco. Ma la mia opinione è un’altra. Montalcino è una realtà rurale, di solito gli atti di violenza si producono nella cultura urbanizzata. Qui evidentemente problemi non ce ne sono”. Numeri diversi nelle altre realtà limitrofe. Nei primi nove mesi del 2018 i casi trattati dal Codice Rosa in tutta la Asl Toscana sud est (Arezzo, Siena e Grosseto) sono stati 475 (431 adulti e 44 minori), dei quali 129 (121 adulti e 8 minori) in Provincia di Siena.