“Nel giro di quattro anni e mezzo sono diventato sindaco di Montalcino, ho affrontato un referendum sulla fusione e poi mi sono ricandidato, vincendo”. A parlare, a La Nazione, è Silvio Franceschelli, primo cittadino di Montalcino, candidato del Partito Democratico “per spirito di servizio”, come dice lui, alla presidenza della Provincia di Siena. Franceschelli ha vinto il ballottaggio con Juri Bettollini e si presenterà alle elezioni del 31 ottobre, dove sfiderà un candidato del centrodestra, probabilmente Luigi De Mossi, sindaco di Siena. Il Pd è in vantaggio, ma visti i tempi mai dire mai. “Finora in consiglio provinciale sedevano 22 consiglieri del centrosinistra, che fino a oggi ha inciso molto - spiega Franceschelli - ora Siena è appannaggio del centrodestra, quindi i margini di successo sono ridotti. Non lo dico io, lo dicono i numeri”.
Il sindaco di Montalcino spiega che viene da un Comune “molto legato a Siena per storia e cultura, ma conosco bene le tematiche di chi vive in Provincia, dove avere un autobus in più o in meno fa la differenza. L’ente di area vasta ha il coordinamento dei servizi sul territorio: io conosco tutti i problemi, perché li vivo ogni giorno sulla mia pelle”. La Provincia è una figura sospesa in un limbo, trasformata dalla riforma Delrio in ente di 2° livello (cioè non votabile direttamente dai cittadini) e poi sopravvissuta ai tagli economici e alla bocciatura del referendum costituzionale del 2016. “Così come sono oggi le Province non hanno senso - aggiunge Franceschelli - Il Governo dica che ruolo, che competenze e risorse economiche vuole dare agli enti di area vasta, perché al momento le modalità di gestione dei servizi sono un pasticcio”.
Per quanto riguarda Siena c’è poi il rischio di governabilità. Votando ora, conclude Franceschelli, si potrebbe avere “un presidente di centrodestra con un Consiglio di centrosinistra, oppure avere un presidente di centrosinistra con un Consiglio che verrà rinnovato a gennaio e che potrebbe avere la maggioranza di centrodestra. Tutto ciò pone un serio problema di governabilità. Sarebbe stato meglio rinviare le elezioni a una fase di quiete”.